Pineta bruciata, la Procura chiede di archiviare la posizione di Masci

Secondo l’accusa, l’incendio non fu colpa del sindaco ma spuntano anche mancanze del Comune I pm: «In piena estate, l’ente non aveva ancora approvato il Piano antincendio boschivo»
PESCARA. Per la procura di Pescara la posizione del sindaco Carlo Masci, indagato per incendio boschivo per il rogo che il 1° agosto del 2021 distrusse gran parte della Riserva dannunziana, deve essere archiviata. Una richiesta in tal senso è stata notificata alle diverse parti offese presenti nel procedimento che vede ancora indagati il responsabile della direzione infrastrutture di Ancona di Rfi, Nicola Aquilani, il titolare della ditta che aveva l’appalto per la manutenzione del tracciato ferroviario da dove partì l’incendio, Pietro Ferrone, e il direttore dei lavori, Fabio Canonico: parti offese che ora avranno la possibilità di opporsi discutendone davanti al gip.
Ma la richiesta di archiviazione, nell’evidenziare quanto emerso dalla perizia discussa qualche giorno fa in udienza, che attribuisce ogni responsabilità a Rfi e alla ditta Ferrone, non esclude delle responsabilità in capo al primo cittadino di Pescara. Quello che manca, secondo il procuratore Giuseppe Bellelli e il sostituto Anna Benigni (che hanno firmato la richiesta) è il nesso causale tra le omissioni del sindaco e l’incendio boschivo. «È incontrovertibile», scrivono i magistrati, «che in piena estate, ovvero il 1° agosto 2021, data nella quale si è verificato l’incendio, il Comune di Pescara non avesse ancora adottato alcuna delle misure previste dal Piano antincendio boschivo e ciò rappresenta, evidentemente, una colposa omissione: in un’ottica preventiva, infatti, come chiarito dal perito in sede di audizione, le misure Aib dovrebbero essere adottate entro la primavera in modo da divenire pienamente efficaci entro il periodo caratterizzato da maggior rischio. Tuttavia, la mancata adozione di tali misure, per come ricostruito dai periti, non è in rapporto di efficacia causale rispetto all’evento in concreto verificatosi».
È vero che la responsabilità penale ipotizzata a carico del sindaco è di tipo colposo ed omissivo per non aver adottato le misure preventiva antincendio, ma «al fine di verificare la sussistenza del nesso causale tra omissione ed evento», scrivono i magistrati, «è necessario però procedere al giudizio controfattuale: non si tratta solo, cioè, come nei reati commissivi di accertare se l’evento sia conseguenza dell’omissione accertata e di ricostruire in via ipotetica l’efficacia del trattamento omesso, ma anche di verificare la condotta positiva che, se posta in essere, avrebbe evitato il prodursi dell’evento».
Ma nel caso specifico, gli stessi esperti nominati dal gip (sentiti dalle parti nel corso di un lungo ed articolato incidente probatorio alla presenza delle diverse parti offese), hanno concluso che «l’incendio si sarebbe verificato anche qualora fossero state adottate le misure di prevenzione previste dal programma Aib».
«L’unica condotta che avrebbe potuto evitare o quantomeno limitare l’evento», aggiungono i magistrati Bellelli e Benigni, «sarebbe stata la pulizia dei terreni limitrofi alle rotaie, attività che però era di esclusiva competenza di Rfi». Ed ecco spiegato il perché, in relazione al reato di incendio boschivo ipotizzato a carico di tutti gli indagati, la posizione del sindaco Masci, per quanto omissiva sotto diversi aspetti, deve essere archiviata.
Gli inneschi dell’incendio si verificarono lungo il tracciato ferroviario per la mancata pulizia intorno ai binari dove le sterpaglie alimentarono velocemente il fuoco anche per il gran caldo e il forte vento presente in quelle ore, arrivando poi ad interessare anche la pineta.