Pineta, il governo blocca i ricorsi

No all'impugnazione della legge regionale, ma i costruttori vanno al Tar

PESCARA. La riserva naturale Pineta dannunziana è salva, almeno per ora. Il governo non ha accolto la richiesta, avanzata dai costruttori Caldora, Primavera e Chiavaroli, di impugnare la legge regionale che amplia di 29 ettari l'area protetta. Ma la battaglia continua.

Gli imprenditori stanno predisponendo i ricorsi da presentare al Tar per sollevare la questione di costituzionalità della legge regionale.

Ieri, quindi, si è svolto solo il primo round. I tre costruttori, proprietari di terreni inseriti nella riserva naturale, avevano presentato giorni fa istanza al ministero per i Rapporti con le Regioni per sollecitare il governo ad esaminare il provvedimento, approvato prima di Natale dal consiglio regionale e ad impugnarlo eventualmente davanti alla Corte costituzionale.

Ma ieri si è riunito il Consiglio dei ministri e ha deciso di non procedere all'impugnazione.

Grande soddisfazione è stata espressa dal consigliere di Rifondazione Maurizio Acerbo, promotore della legge. «Ero piuttosto sereno sulla vicenda», ha commentato, «perché l'irrituale esposto conteneva rilievi estranei alle valutazioni tecnico giuridiche che il governo effettua sulle leggi regionali al fine di vagliarne l'impugnativa per contrasto con norme costituzionali».

Secondo Acerbo, non ci sarebbero i presupposti per contestare quel provvedimento anche per il mancato coinvolgimento del Comune nelle scelte del consiglio regionale. «E' evidente», ha proseguito, «che l'approvazione in consiglio comunale dei due ordini del giorno in cui si esprime un giudizio positivo sulla legge regionale costituiscono una sostanziale adesione all'ampliamento della riserva».

Reazioni positive sono arrivate anche dal centrodestra. «Il Consiglio dei ministri», ha fatto notare il consigliere regionale del Pdl Lorenzo Sospiri, «ha così certificato la correttezza delle procedure adottate dal consiglio regionale».

I tre costruttori Deborah Caldora, Aldo Primavera ed Enio Chiavaroli, tramite i loro avvocati Marcello Russo e Giulio Cerceo, stanno preparando però i ricorsi al Tar. L'obiettivo è annullare quella legge, che ha fissato un vincolo permanente di inedificabilità sui loro terreni inglobati nella riserva naturale. «L'istanza al governo è stata solo un tentativo, ma sapevamo che non poteva essere presa in considerazione perché l'esecutivo interviene solo quando una Regione invade il suo potere», ha spiegato Russo, «ora i costruttori procederanno con i ricorsi al Tar contro l'atto amministrativo che applica la legge regionale. Sarà sollevata la legittimità costituzionale del provvedimento per richiedere poi il suo annullamento».

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