Pochi medici, pronto soccorso in crisi a Penne

Il reparto ha una sola stanza visite divisa da una tenda. E così carrozzine e barelle finiscono in sala d’attesa

PENNE. Fili che pendono nel bagno dei pazienti, sedie a rotelle e lettini tenuti in sala d’attesa e davanti all’ascensore perché altro spazio non c’è, sale visita ricavate da un’unica stanza e separate tra loro solo da una tenda mobile, con un tasso di privacy che sfiora lo zero. Benvenuti al Pronto soccorso dell’ospedale San Massimo di Penne, un reparto che non solo ha carenze di organico, come i reparti gemelli di Pescara e Popoli, ma anche carenze strutturali che rendono il lavoro di medici e infermieri simile a quello di esperti dell’incastro: se qualcuno entra qualcun altro deve far posto. E con due soli letti bastano tre pazienti che arrivano contemporaneamente a far saltare il banco.

Parcheggiata fuori dal reparto c’è un’ambulanza con una targa particolare: è una di quelle con la sigla della provincia all’inizio, abolite nel 1994. L’ambulanza, dunque, ha 18 anni di vita come minimo. E infatti aprendo lo sportello si vede la ruggine. Superato l’ingresso, in una rientranza, una sedia a rotelle e rifiuti di vario genere giacciono abbandonati. Stanno lì da anni, dice chi l’ospedale lo frequenta quotidianamente .

La camera calda, cioè l’area chiusa e riscaldata che dovrebbe servire alle ambulanze per entrare fin dentro l’ospedale è calda solo perchè siamo in estate: la porta che dovrebbe chiuderla è rotta e resta sempre aperta. Non proprio una cosa piacevole per i pazienti che vengono portati qui in pieno inverno. Anche in un angolo della camera calda c’è roba abbandonata chissà da quanto: un televisore, una sedia, una scatola di cartone.

A dare il benvenuto ai visitatori, appena si aprono le porte scorrevoli, ci sono due sedie a rotelle proprio sotto i tabelloni che indicano i vari reparti. Girato l’angolo ce ne sono altre. Così come in sala d’attesa, dove c’è anche un lettino. Tenerli lì è l’unica possibilità nel pronto soccorso lillipuziano del San Massimo.

«Gli spazi sono piccoli», dice una donna in sala d’attesa, «ma prima era peggio: si aspettava in un angolo fuori dal reparto e si vedeva il via vai dei lettini con gli urgenti. Era molto imbarazzante. Almeno adesso c’è mezza parete divisoria».

Anche dentro il reparto la privacy è merce rara: dalla minuscola sala triage si entra direttamente in una grande stanza in cui ci sono due computer . A sinistra una parete scorrevole protegge la stanza visite che a sua volta è divisa in due ma solo da una tenda: se arrivano tre pazienti contemporaneamente non ci sono i letti per visitarli. Così come non c’è un posto per tenere i pazienti in osservazione breve. Nel bagno dedicato ai malati, poi, ci sono fili pendenti e manca la barra per i disabili.

A un pronto soccorso lillipuziano nella struttura corrisponde un personale ridottissimo: su sei medici in pianta organica al momento ce ne sono solo quattro. E mancano tre dei 18 infermieri previsti.

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