Porta Nuova a secco, tubi di 40 anni fa

Si rompe la condotta dell’acquedotto Giardino: persi mille metri cubi di acqua, disagi per trentamila persone

PESCARA. Trentamila persone a secco per tutto il pomeriggio e mille metri cubi di acqua persi in 36 ore lungo viale Pindaro: sono i numeri del guasto alla condotta principale che da Colle Pineta (dove dal piezometro inizia la distribuzione in città) collega l’acquedotto Giardino con i serbatoi dei Gesuiti. Un reperto in acciaio del 1972, 700 millimetri di diametro, che intorno all’una di lunedì notte ha iniziato a perdere acqua (quattro litri al secondo), a causa della rottura di una saldatura.

È proprio per riparare una delle condotte più importanti della città, che peraltro si ruppe già nel 2007 provocando l’interruzione dell’erogazione per dieci giorni, che in tutta fretta ieri l’Aca ha dovuto nuovamente sospendere il servizio (con annuncio il giorno prima su tv e giornali e un avviso affisso nella notte sui muri cittadini) nella zona di Porta Nuova, Fontanelle e Rancitelli, prendendosi quattro ore di tempo, dalle 15 alle 19, per riportare la situazione alla normalità. Con 15 operai impiegati solo per chiudere e riaprire le saracinesche di Colle Pineta e Ponte D’Annunzio per bloccare l’erogazione, e con 2.500 euro pagati alla ditta che ha riparato il guasto, l’impegno è stato mantenuto con un’ora di anticipo, ma senza con questo evitare i disagi e le proteste di cittadini, commercianti e ristoratori: se i più fortunati hanno riavuto l’acqua, anche se a singhiozzo, intorno alle 18,30, c’è chi ha dovuto aspettare fino a ieri notte prima che le autoclavi dei punti più alti tornassero a riempirsi. «Ho ricevuto l’avviso solo questa mattina», protesta Pietro D’Agostino, titolare della gelateria Bibò di via Pepe, «e se sono rimasto aperto è solo perché avevo il gelato pronto dalla sera prima. Ci dicono che si è rotta la condotta, che è stato un imprevisto, ma evidentemente non fanno la manutenzione necessaria». Manutenzione che invece, spiega il direttore dei lavori di manutenzione dell’Aca per l’acquedotto Giardino, Renzo Cornelio, «si fa eccome, con 400mila euro all’anno di cui 300mila per i lavori ordinari e 100mila per quelli straordinari».

«È un disastro», protesta il barbiere Franco Pietrangelo nel suo negozio davanti allo stadio: «In un paese di mare e di monti è vergognoso rimanere senz’acqua. Già non si lavora per la crisi, ora ci mancava anche l’acqua. Questo pomeriggio ho dovuto rimandare già quattro clienti, che magari torneranno sì, ma resta un fatto comunque grave dal punto di vista di civiltà. Hai voglia a far passare l’altoparlante che ci avvisa, siamo allo sbando totale».

Rabbia e indignazione scolpiti sui volti dei parrucchieri, dei baristi, dei titolari di lavanderie e di quanti, ieri pomeriggio, sono rimasti con le attività ferme e le casse vuote: «Sopravviviamo, non possiamo fare neanche il caffé» dice Cinzia Gentile dell’American Bar di viale D’Annunzio. Senza contare i cittadini che, pur se avvertiti da tv e giornali, già da ieri mattina hanno avuto l’acqua a singhiozzo, con la beffa, come rimarca il lettore Alvaro Primomo, di essere trattati male dall’impiegato dell’acquedotto a cui chiedeva informazioni telefoniche.

Problemi destinati comunque a ripetersi, a sentire ancora il direttore della Manutenzione Renzo Cornelio: «Le condotte si rompono d’estate e d’inverno perchè, pur avendo rifatto la rete di distribuzione cittadina al 90 per cento, le condotte principali risalgono a 40, 50 anni fa e sostituirle è impensabile considerando che solo rifare un chilometro costerebbe cinque milioni di euro. Facciamo manutenzione preventiva, ma se cedono all’improvviso si può fare ben poco. Quanto all’acqua che scarseggia è perchè quest’inverno ha piovuto pochissimo e la neve si è sciolta subito: il risultato è che pur usufruendo di tre acquedotti, Giardino, Tavo e Foro, Pescara quest’anno ha 1.010 litri al secondo contro i 1.150 dell’anno scorso».

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