Porto, la ricetta di D'Alfonso: "Serve un'Agenzia portuale"

26 Aprile 2011

Proposta dell'ex sindaco D'Alfonso per gli scali abruzzesi

PESCARA. Un'Agenzia portuale regionale che si faccia carico della manutenzione degli spazi a terra e a mare dell'intera rete portuale abruzzese. È questa la proposta formulata dall'ex sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso, ora dirigente dell'Anas a Campobasso, per affrontare e risolvere innanzitutto il problema dello scalo fluviale pescarese, oramai ridotto a un'autostrada di fanghi velenosi per la salute e dannosi per la navigazione.

«Agenzia non di trono», precisa D'Alfonso a sottolineare l'operatività della struttura, fattore indispensabile affinché possa incidere positivamente. Quello del porto è uno dei più grandi problemi della città. È esploso negli ultimi mesi, ma i segnali inquietanti e fortissimi c'erano da anni. Purtroppo, non sono stati ascoltati. I tempi lentissimi del dragaggio, il malfunzionamento della catena di comando delle operazioni, l'inadeguatezza dell'intervento complessivo e la burocrazia farraginosa hanno messo in ginocchio la marineria e schiacciato le attività imprenditoriali portuali, che hanno minacciato di lasciare Pescara. Il tutto - e si tratta di un'aggravante - a ridosso della stagione turistica estiva.

«Dotandosi di una draga (non pensionata), l'Agenzia dovrà muoversi in una logica di macro regione, poiché anche il Molise ha problemi simili ai nostri, con la realtà di Termoli», dice l'ex sindaco di centrosinistra. «Naturalmente, la soluzione finale dovrà riguardare lo Stato, con la sua presupposta potenza. Oggi l'Abruzzo e il Molise disperdono il proprio tonnellaggio di spostamenti da economia marittima, poiché nessuno dei due supera la soglia minima per l'insediamento di un'Autorità dedicata all'economia del mare. La domanda scandalosa che sottopongo ai nostri parlamentari, di tutte le latitudini, è la seguente: perché non impegnare il ministero dei Trasporti affinchè l'Autorità portuale di Ancona si occupi anche dei porti dell'Abruzzo e del Molise? Su questo punto è utile sottolineare come Gioia Tauro non esaurisca le proprie funzioni all'interno della sagoma del campanile municipale, tanto da riuscire a estendere la propria competenza a "manutenere" su più infrastrutture portuali, non esattamente vicine. Mi preme molto precisare che le riflessioni riportate non sono per nulla confliggenti con le posizioni emerse in questi giorni, a proposito della condivisa necessità di una rivoluzione dell'edificato a mare dello spazio portuale di Pescara. Sommessamente, mi permetto solo di suggerire la ripresa e la definizione del cammino procedurale riguardante il Piano regolatore portuale, andando oltre le antipatie (forse comprensibili) per la stagione che ha doverosamente stabilito l'originario concepimento e la fruttuosa gravidanza».

La proposta e la riflessione di D'Alfonso prendono spunto da due personaggi di rilievo degli ultimi secoli di storia della regione. «Il Porto di Pescara è stato oggetto di intuizione, nella sua utilità strategica, da parte di un grande teramano, Giuseppe De Vincenzi di Notaresco, uomo di governo non casuale, poiché ha saputo dedicare una vita ai temi dei quali si è occupato da ministro dei Lavori Pubblici di un'altra Italia, appena resasi unitaria. Un conterraneo di De Vincenzi, Melchiorre Delfico, in un qualche modo sindaco dello "spazio urbano" di Pescara del tempo, concepì anche il bisogno di una Zona franca per la nostra città e per la sua importante portualità. Siamo addirittura tra la fine del '700 e i primi dell'800. Si tratta di ritrovare un contesto storico, anche solo accennato, capace oggettivamente di aiutarci. Infatti, il nostro è sempre stato un porto fluviale e, come tutti i porti fluviali, ha bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltreché di adeguata gestione e programmazione degli spazi a terra e a mare. L'emergenza è destinata a durare se non si programma oltre le incombenze urgenti e le connesse emotività».

Non poteva mancare e non manca un importante collegamento con l'attualità. «In questi giorni, Il Sole 24Ore ha realizzato una significativa fotografia sulla dotazione infrastrutturale della nostra regione, osservando naturalmente la realtà disaggregata dei territori provinciali. Oltre al Sole 24Ore , abbiamo anche le fotografie degli operatori economici interessati, che contribuiscono a rilevare la condizione reale della nostra capacità competitiva».

Una realtà tutt'altro che incoraggiante.

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