Il pubblico e i parenti della vittime di Rigopiano durante il processo

PESCARA

Processo Rigopiano, il sindaco di Farindola "scarica" su Regione e Prefettura

Gli avvocati di  Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli: "Se al Comune fosse stata notificata la Carta valanghe, questa tragedia non ci sarebbe stata"

PESCARA,. «Se la Regione avesse notificato la Carta valanghe al Comune di Farindola, questa tragedia non si sarebbe consumata». Le responsabilità per le 29 morti sotto le macerie dell'Hotel Rigopiano, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017, vanno ricercate altrove secondo gli avvocati difensori del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli, per i quali l'accusa, nel processo per il crollo del resort che vede trenta imputati, ha chiesto 11 anni e 4 mesi di reclusione.

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Nella seconda giornata di udienze al Tribunale di Pescara, tutta dedicata alle arringhe degli avvocati Cristiana Valentini, Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi, dopo un'introduzione di natura giurisprudenziale di Valentini sul concetto di Reato omissivo improprio, si è giunti all'analisi della Legge regionale 47 di Protezione civile, secondo la quale in uno stato di emergenza si sarebbe dovuto creare un flusso continuo di informazioni tra i gradi più alti (Prefettura e Regione) e quelli più bassi (Comune di Farindola) che, al contrario, non avrebbe avuto gli strumenti per poter intervenire. L'avvocato Manieri si è soffermato sull'inconsapevolezza sociale di un intero territorio che dagli anni '50 alla fine degli anni '60 del secolo scorso, quando è stato costruito l'albergo, fino ai giorni nostri, non aveva assoluta contezza del rischio valanghe in quell'area.

In una nota di sintesi della difesa viene precisato che, dagli anni '50, quando fu realizzato il rifugio, alla fine degli anni '60, quando la famiglia Del Rosso lo acquistò per realizzare un albergo, fino ai giorni nostri, non esiste, secondo una indagine effettuata dalla stessa difesa, memoria storica di un reale rischio valanghe in quella zona; inoltre gli avvocati hanno sostenuto che l'unico strumento idoneo a rivelare il potenziale rischio di valanghe di ciascun sito montano, compreso quello di Rigopiano, era e rimane la Carta di Localizzazione dei Pericoli di Valanga (CLPV), carta vincolistica di previsione e prevenzione la cui elaborazione è affidata dalla normativa alla Regione Abruzzo e che non è stata mai realizzata. Durante l'arringa difensiva è stato inoltre dimostrato che durante l'emergenza il sindaco, oltre ad aver fatto preparare tutti i presidi necessari a consentire la viabilità in caso di intemperie, all'interno di uno specifico Piano Neve, laddove i mezzi si sono rivelati insufficienti, ha richiesto soccorso, in più occasioni, per le 850 persone rimaste isolate nella sua zona di competenza, ma senza che arrivasse alcun aiuto.