Pescara

Pronto soccorso sovraffollato: i vertici Asl di Pescara verso il processo

11 Settembre 2025

Interruzione di pubblico servizio, l’inchiesta. Sono il dg Michitelli, l’ex Ciamponi, il direttore medico Fortunato, l’ex direttore sanitario Caponetti e l’attuale Di Luzio. Sott’accusa anche l’istituzione del “bed manager” e la relativa nomina

PESCARA. Arriva la richiesta di processo per i presunti responsabili del malfunzionamento del pronto soccorso di Pescara. Nonostante le corpose memorie difensive e la documentazione prodotta dai legali dei cinque imputati a chiusura delle indagini, il procuratore Giuseppe Bellelli e il sostituto Gennaro Varone hanno firmato per tutti la richiesta di rinvio a giudizio che verrà discussa il 5 marzo davanti al gup Mariacarla Sacco.

LE ACCUSE Coinvolti sono l’attuale direttore generale della Asl Vero Michitelli, il predecessore Vincenzo Ciamponi (in relazione alla breve permanenza al vertice della struttura nel periodo preso in considerazione dalla procura), il direttore medico Valterio Fortunato, Antonio Caponetti (direttore sanitario tra il 16 marzo 2021 e il 13 ottobre 2023), e l’attuale direttore sanitario Rossano Di Luzio: tutti devono rispondere di omissione di atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio, mentre soltanto Di Luzio anche di falso.

LE SEGNALAZIONI La cronica criticità di quel servizio, passaggio obbligato per chi deve accedere alla struttura pubblica; le lunghe attese di pazienti costretti su una barella anche per giorni prima di essere smistati nei reparti e tante altre disfunzioni, hanno finito per interessare anche la politica, tanto che fra le fonti di prova del procedimento c'è anche il consigliere regionale Domenico Pettinari, firmatario di diverse segnalazioni sulla gestione del servizio, oltre a tanti medici del pronto soccorso che dovranno riferire sulla gestione del boarding, sulle difficoltà rilevate e sulle criticità, oltre alla Onlus Tutela dei Diritti del Malato. Fra le parti offese, invece, anche la Regione Abruzzo e la stessa Asl che in un eventuale processo, potrebbe diventare parte civile contro lo stesso direttore. Un capo di imputazione principale stilato dai magistrati anche sulla base di quanto riferito agli inquirenti dalla dottoressa Tiziana Ferrara, dirigente del pronto soccorso, che ha sempre segnalato ai suoi superiori le disfunzioni del servizio, proponendo rimedi rimasti lettera morta. La dottoressa avrebbe ripetutamente informato i vertici della Asl «della circostanza che i pazienti acuti», si legge nell’imputazione, «dei quali si rendeva necessario il ricovero in reparto, restassero di fatto, per dichiarata mancanza di disponibilità di posti letto, ricoverati a decine nel pronto soccorso per più giorni, in spazi fortunosamente ricavati con la stesura di teli a protezione della privacy, con conseguente impegno dei medici oltre la propria competenza specifica e conseguente sottrazione degli stessi ai loro compiti di elezione».

LE PRESUNTE OMISSIONI E secondo l’accusa gli imputati (ognuno per quanto di competenza) «intenzionalmente non adottavano alcun provvedimento, rigettando le numerose proposte della Ferrara», riportate una per una nell'imputazione. Rimedi che avrebbero permesso di eliminare almeno parte delle cause di malfunzionamento del servizio. Per ogni imputato vengono elencate le presunte omissioni: «Fortunato, Di Luzio e Michitelli riconoscendo la validità delle soluzioni organizzative proposte dalla Ferrara (tanto da trasfonderle nella delibera 1217 del 24 luglio 2024), di fatto le lasciavano intenzionalmente inattuate; Michitelli e Di Luzio istituendo, col pretesto di facilitare le relazioni tra il PS e i reparti, la figura del “Bed Manager”, cui si attribuivano, in realtà, compiti di controllo sull’operato della Ferrara, così da esautorarne le funzioni, evitare le sue continue interlocuzioni e doglianze con la dirigenza e mantenere inalterato lo stato di opportunistica disorganizzazione, premiante per la situazione di comfort dei reparti e foriera di gravissimo disagio per l’utenza bisognosa di sanità. Così, ognuno nel suo ruolo avendo mantenuto deliberatamente una completa inerzia, in violazione dei propri doveri funzionali, rifiutavano il compimento dei doverosi atti del loro ufficio, da adottarsi senza ritardo per ragioni di sanità pubblica...arrecando un gravissimo e palese turbamento al servizio e organizzavano lo stesso in modo che il pronto soccorso operasse in costante superamento dell’indicatore statico di criticità in danno dell’utenza». Accuse da cui i 5 imputati dovranno difendersi.

IL BED MANAGER Per Di Luzio anche il reato di falso in relazione alla «nomina della dottoressa Maria Costanza Turi per l’incarico dirigenziale di altissima professionalità a valenza dipartimentale denominato “Bed Manager”, a prescindere dal possibile esito della necessaria procedura selettiva». Gli imputati sono difesi da Mirco D'Alicandri, Fabio Nieddu, Gaetano Mimola, Massimo Galasso, Maura Morretti, Ernesto Torino Rodriguez.