Prova del bilancio, D’Amico: «126 milioni di buco, ora gli sprechi sono insostenibili»

Il Patto per l’Abruzzo incontra le parti sociali: «Bisogna individuare le priorità, sì al dialogo». Il deputato Pd D’Alfonso: «La sanità rischia il commissariamento, inutile il palliativo da 6 milioni»
PESCARA. «Questa sessione di bilancio non è una sessione qualsiasi: la destra parte con la necessità di accantonare 126 milioni di euro a causa dei deficit sanitari accumulati negli anni 2023, 2024 e 2025. In questa condizione è fondamentale definire chiaramente le priorità e arginare eventuali sprechi, che oggi sarebbero assolutamente insostenibili per le casse della Regione». I consiglieri regionali del Patto per l’Abruzzo lanciano l’allarme sui conti e lo fanno al termine di una riunione con le parti sociali, ieri nella sede pescarese del consiglio regionale in piazza Unione.
«Abbiamo ritenuto necessario ascoltare la voce dei territori al fine di delineare le reali esigenze», spiega il consigliere Luciano D’Amico, «un passo indispensabile, anche vista la tendenza della destra ad approvare il bilancio in tempi ridotti, riducendo al minimo il confronto pubblico e trasparente con le comunità. Noi, al contrario, crediamo che la partecipazione sia un valore irrinunciabile, soprattutto quando si parla dell’utilizzo di risorse pubbliche».
Sull’Abruzzo che si avvicina alla maratona di fine anno del bilancio pesano le tasse aumentate per il disavanzo della sanità: «L’aumento delle tasse attuato dall’attuale giunta di destra, sommato alle maggiorazioni già esistenti, porta le addizionali regionali a un totale di 173 milioni, facendo dell’Abruzzo una delle regioni con la più alta tassazione, e questo è un peso enorme da sostenere per l’economia abruzzese. In questo scenario», dice ancora D’Amico, «ascoltare il territorio è fondamentale e significa riconoscere il ruolo delle comunità e delle forze sociali nella costruzione delle politiche pubbliche. È così che si rafforza la democrazia economica e si restituisce senso alla parola responsabilità. Perché un bilancio partecipato non è solo più giusto, è anche più efficiente poiché nasce dall’incontro tra risorse disponibili e bisogni reali».
Al fianco di D’Amico, i consiglieri Antonio Blasioli e Silvio Paolucci del Pd, Alessio Monaco di Avs, Vincenzo Menna di Abruzzo Insieme, Erika Alessandrini del M5S e il segretario regionale di Sinistra Italiana Daniele Licheri: «Il bilancio», dicono, «non è un mero atto tecnico ma la traduzione concreta delle scelte politiche e delle strategie di sviluppo che si vogliono mettere in campo per la valorizzazione dei comparti strategici della Regione. Ogni voce di spesa rappresenta un’opzione di futuro e serve trasparenza».
Sui conti, interviene anche il deputato Pd Luciano D’Alfonso: «Una Regione che chiede intercessioni di governo per ottenere una deroga all’accantonamento obbligatorio delle somme destinate a coprire il deficit sanitario deve dare prova di tre qualità: capacità di programmazione nel tempo quale impegno al recupero di quel buco; parsimonia e oculatezza nella gestione delle spese collaterali; senso di responsabilità». E secondo D’Alfono, «l’Abruzzo del governo marsiliese, delle mance festivaliane, della sanità allegra, degli ospedali lasciati aperti ma senza medici e infermieri, dei serpenti notturni e dei voli dannunziani, degli annunci strutturali e delle opere incompiute, è arrivato al redde rationem: è purtroppo manchevole sotto tutti i punti di vista, ed è prevedibilmente costretto a elemosinare l’ennesimo rapporto amicale romano per evitare un commissariamento ormai non più rinviabile». Sulla ripartizione del Fondo sanitario nazionale basato su un criterio demografico, richiesto da Marsilio, D’Alfonso dice: «Si è fatto concedere un presunto bonus da 6 milioni, una Tachipirina che stavolta non farà scendere la febbre causata dal batterio dell’indolenza legislativa regionale».

