Pulizia del porto, i fanghi rimossi non sono nocivi: via libera al secondo dragaggio

Brandelli (Aca): «Il materiale prelevato non è pericoloso, nuovo intervento a metà novembre», ma gli armatori chiedono un lavoro costante. E il consigliere regionale Blasioli critica la procedura
PESCARA. Il dragaggio, con l’escavo di 3mila metri cubi all’interno della canaletta, riprende a metà novembre. A riferirlo è la presidente di Aca Giovanna Brandelli, che da professionista sta seguendo le operazioni di pulizia al porto canale insieme con la Regione Abruzzo e l’Autorità di sistema portuale.
Una prima fase divisa in due tranche, che prevede il prelievo di 6mila metri cubi. A settembre sono stati prelevati i primi 2800 metri cubi e adesso bisogna procedere con la parte restante. Il cronoprogramma è stato stilato a fine agosto, per rispondere alle esigenze degli armatori. I tempi si sono allungati, perché la vasca di stoccaggio temporanea allestita il 4 settembre scorso è piena e lo smaltimento dei fanghi dipende dall’esito delle analisi dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale). Il materiale depositato deve infatti essere caratterizzato, secondo le norme di economia circolare. La prima cernita consente di distinguere i sedimenti da utilizzare in mare da quelli da gestire a terra. La frazione dei fanghi non utilizzabile in mare deve essere sottoposta a un’altra forma di trattamento: il materiale va igienizzato a terra e sottoposto a una seconda sessione di analisi per sapere se ci sono i requisiti per il riutilizzo in edilizia. Le analisi sono dunque piuttosto complesse, ma i primi responsi non sono negativi. «Non si tratta di materiale nocivo e può essere trattato in edilizia», riferisce Brandelli. E adesso gli armatori attendono la seconda tranche dell’escavo. Il rientro in mare, dopo il periodo di fermo pesca, non è stato dei migliori. «Sappiamo che si tratta di un intervento di emergenza, ma questo procedimento dovrebbe essere ripetuto ogni mese», dice Doriano Camplone, presidente dell’associazione Pesca professionale “Mimmo Grosso”. «Le difficoltà, nelle ultime settimane, non sono di certo mancate. A causa della bassa marea, abbiamo dovuto inviare delle segnalazioni alla capitaneria di porto, che ha provveduto a un’ordinanza sullo spostamento dei sedimenti sommersi nell’area portuale». Un intervento quest’ultimo diverso dal dragaggio, ma comunque necessario per consentire alle imbarcazioni più grandi di uscire. Le attuali procedure rappresentano una risposta, per adesso parziale, alle richieste dei pescatori, che a giugno scorso hanno fatto suonare le sirene delle barche in segno di protesta.
Nei giorni scorsi delle critiche relative a questo intervento di pulizia dei fondali sono arrivate dal vicepresidente del Consiglio regionale Antonio Blasioli, che ha parlato di “drgaggetto”, sottolineando: «Vista la situazione emergenziale, chiediamo trasparenza sulla procedura e maggiori garanzie sulle risorse e sull’avvio di un dragaggio vero e proprio, che la città e gli operatori non possono più aspettare. Chiarimenti anche in merito al piano regolatore portuale e alla realizzazione della nuova infrastruttura».