QUALI TAGLI? PROBLEMA SENZA SOLUZIONI
Tema: per scongiurare l'aumento di un punto dell'Iva e per annullare il pagamento dell'Imu sulla prima casa servono 8 miliardi di euro; se nel bilancio dello Stato la spesa variabile ammonta a poco meno di 400 miliardi all'anno, quali voci bisogna tagliare per recuperare i suddetti 8 miliardi? Svolgimento: beh, qui il foglio rischia di restare in bianco. Perché, al di là della valanga di dichiarazioni quotidiane, né l'incerto governo Letta-Alfano né l'inconcludente opposizione Grillo-Vendola-Bossi ha finora formulato una proposta di merito sui tagli. Nessuno che si prenda la responsabilità di dire ciò che va abolito o ridimensionato sul fronte della spesa. Solo generici riferimenti alla necessità di contrastare gli sprechi. In verità una proposta che puntualmente nei dibattiti tv strappa il facile applauso è quando l'interlocutore di turno propone di non acquistare i famigerati aerei F35: ogni velivolo costa circa 140 milioni, l'equivalente delle risorse negate dallo Stato al Comune di Milano, ha ricordato ieri il sindaco Giuliano Pisapia. Asili nido e assistenza agli anziani contro cacciabombardieri. Come se un paese civile come il nostro (e una media potenza internazionale qual è l'Italia) non possa permettersi contemporaneamente e servizi sociali decenti e un apparato difensivo adeguato alla sicurezza nazionale. Ecco, oltre questa demagogica contrapposizione, non traspare nulla sul fronte dei tagli e dei risparmi. Così lo svolgimento del tema resta incompleto, generico, confuso e il governo incassa la bocciatura secca del segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso: «Troppi annunci e poche decisioni». Dopo dieci anni trascorsi «separati in casa» Cgil, Cisl e Uil tornano oggi in piazza a Roma insieme, sotto le stesse bandiere. Effetto collaterale delle larghe intese romane: i sindacati hanno smesso di litigare tra di loro per prendersela con il governo.
Nell'Italia dove mai nulla cambia davvero anche le organizzazioni sindacali hanno contribuito alla conservazione dell'esistente. Persino la Cgil, la più intransigente nella difesa dei diritti acquisiti, si porta la responsabilità di non aver osato orizzonti più innovativi in difesa del lavoro che cambia con una velocità impressionante. Giusto protestare, per carità, ma non sono gli schemi degli anni 80/90 che ci aiutano a uscire dalla palude nella quale ristagna l'economia nostrana. Lo stesso ragionamento, ovviamente, vale per Confindustria e le grandi aziende; l'imprenditoria italiana sembra affetta dal morbo del rivendicazionismo per cui le responsabilità sono sempre degli altri. Così in un girotondo di in. vettive e accuse reciproche - così simile allo scaricabarile - si torna al punto di partenza, senza mai decidere. E' il destino nel quale rischia di avvitarsi anche il governo di necessità: nato in assenza di alternative, si acconcia nella gestione ordinaria. Suggestivo il «decreto del fare», ma poi dopo l’annuncio andrà fatto. Intanto torniamo al tema: per scongiurare l'aumento di un punto dell'Iva ecc… Svolgimento: la pagina resta purtroppo in bianco.
VicinanzaL
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