QUANTI... GIAGUARI DA SMACCHIARE

24 Febbraio 2013

Non è stata una campagna elettorale memorabile, anzi. Con una legge schifosa al punto da essere chiamata ’Porcellum’ dal suo stesso ideatore, il voto è stato privato di un confronto vero tra i candidati locali, ridotti a inutili comprimari dei soliti leader sempre-in-tivù o del solito Grillo sempre-in-piazza. Forse, più che le fumose proposte, resterà qualche battuta qua e là, tipo le ’bersanate’ come «non siamo mica qui a smacchiare i giaguari» o la promessa di Berlusconi di restituire l’Imu 2012 (perché era una battuta, vero?). Noi non sappiamo se davvero domani pomeriggio Pierluigi Bersani uscirà papa da questo lungo conclave elettorale. Né ci sogniamo di dare indicazioni di voto, avendo lettori troppo intelligenti per permetterci di salire in cattedra e dare indicazioni a chicchessia.

Ma vogliamo usare proprio il gergo del segretario del Pd per invitare tutti, eletti ed elettori, ad evitare le facili euforie da voto, ricordando invece che le magagne resteranno tutte lì sul tavolo, qualsiasi maggioranza prevalga. Resteranno enormi... giaguari da smacchiare. Tra i tanti, io ne indico almeno tre :

1) uno Stato vorace, capace solo di prendere ma non di dare, sta facendo fallire centinaia di migliaia di imprese, con annessi posti di lavoro. Si calcola in 140 miliardi di euro i pagamenti incagliati della pubblica amministrazione e di questi 100 sono relativi a fatture emesse più di un anno fa. Bisogna intervenire subito.

2) la tassazione su chi lavora è insostenibile: siamo a un prelievo del 53,5% sulle buste paga (contro una media dei Paesi occidentali del 35,3%) e a una pressione sulle imprese del 68% (contro il 43%). Sono cifre da economia di guerra, sostenibili solo per un periodo limitato e non certo in eterno, se non si vuole far scivolare tre-quarti d’Italia verso la povertà.

3) la riforma del mercato del lavoro, voluta da Elsa Fornero, sta producendo effetti opposti a quelli per i quali era stata concepita: invece di facilitare l’ingresso dei giovani nelle imprese, finisce per spaventare anche chi qualche opportunità la potrebbe dare. Urge un intervento riparatorio, per evitare l’ennesimo autogol.

Potrei continuare a lungo, parlando di pensioni e di tanto altro. Preferisco chiudere con un appello a tutti voi, per quanto sfiduciati, ad andare a votare, perché è giusto e doveroso partecipare alle grandi scelte di un Paese. Ma senza riporre troppe illusioni sul governo che verrà: la strada è stretta e tracciata da altri, in particolare dall’Europa e dai mercati finanziari. E in una società economica come quella di oggi, è vero che di fatto votiamo tutti i giorni, scegliendo i prodotti di multinazionli che diventano più potenti degli Stati. Però il voto è sempre il voto, il simbolo stesso della democrazia. Da onorare. Buona scelta. E buona domenica.