QUEI VOLTI DELLE MAMME D’ABRUZZO

So bene che c'è molto di commerciale nella festa che si celebra oggi, quella della mamma. Proprio per questo, voglio spendere questo mio spazio domenicale per spiegare perché abbiamo voluto dedicare due pagine alle madri d'Abruzzo, finalmente sorridenti a fianco dei loro “pargoli”, piccoli o cresciuti che siano.

Ultimamente la cronaca ci ha riportato le vicende di due madri toccate da altrettante storie drammatiche. Una l'ho incontrata personalmente a Roseto e si chiama Irene Sisi. Suo figlio Matteo tre anni fa colpì a morte un carabiniere originario di Notaresco, Antonio Santarelli, e ho sentito da Irene questa straziante confessione: «Se ci fosse il reato di omicidio morale, io sarei colpevole», ha sussurrato con un filo di voce. Colpevole di che cosa? Di non avere seguito con le dovute attenzioni quel figlio, dopo un precoce e battagliato divorzio, di non averlo ascoltato se non dopo che si era macchiato di quel terribile delitto.

L'altra mamma si chiama Ena e ha 40 anni, grosso modo la stessa età di Irene. Lei lotta per riconquistare la sua vita in un letto del reparto Grandi Ustionati del Sant'Eugenio di Roma, dopo avere inutilmente tentato di strappare la figlioletta di sei anni, Neyda, dal rogo appiccato dal papà della bimba, l'ex compagno di Ena.

Prendo spunto da queste storie estreme solo per dire, con rispetto, che oggi è difficile anche fare la mamma. Le famiglie si sgretolano, si separano, i figli se ne vanno altrove, il tempo da dedicare loro manca perché bisogna lavorare per tirare avanti... C'era bisogno di aria fresca e abbiamo voluto prenderla con una manciata di immagini di mamme sorridenti. Un segno di speranza, tutto qua. Buona domenica.

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