Ratzinger amico dell’Aquila «Diede fiducia ai terremotati»

Il Pontefice pregò per le 309 vittime del sisma e pose il pallio sulla teca di Celestino V
Benedetto XVI resterà nella storia dell'Aquila come il Papa della consolazione e dell’avvio della rinascita materiale e spirituale della città. Il 28 aprile del 2009 giunse nel capoluogo d’Abruzzo a pregare per le 309 vittime e a incontrare i sopravvissuti. È stato il Pontefice che ebbe il coraggio – nonostante i timori per la sua sicurezza – di entrare nella chiesa parrocchiale di Onna in macerie. Un'immagine forte, indimenticabile, come lo fu l’ingresso – attraverso la Porta Santa – nella basilica di Collemaggio (anch'essa distrutta dal terremoto del 6 aprile) dove pose il suo Pallio sulla teca che contiene i sacri resti del suo predecessore, oggi Santo, Celestino V. Celestino, più di 700 anni prima, si era dimesso dal Soglio di Pietro come Benedetto XVI farà nel febbraio del 2013. Immagini, quelle del 28 aprile 2009, che furono un segnale di speranza e fiducia. Il Papa invitò tutti a non abbandonarsi allo sconforto, ma a reagire e a ritrovare il filo della propria storia personale e comunitaria. Dopo la rinuncia al soglio di Pietro da parte di Benedetto XVI si è detto che l’omaggio che il Papa tedesco fece nel 2009 a Celestino V fu segno premonitore delle dimissioni che Benedetto avrebbe poi dato nel febbraio 2013. La spiegazione migliore l’ha data Papa Francesco nella sua visita all’Aquila del 28 agosto 2022 quando ha parlato di una “Chiesa libera” che vuole restare fuori dalle logiche mondane e dal potere fine a se stesso: è questo il filo che unisce Celestino ai Papi moderni e in particolare a Benedetto XVI e a Francesco anche lui pronto a lasciare se “le forze verranno meno”.
A ONNA
Il 28 aprile del 2009 era un martedì. Pioveva a tratti tanto che le condizioni meteorologiche non permisero all’elicottero di decollare dal Vaticano per atterrare a Onna dove era stata predisposta in tempi record una elisuperficie. Si dovette ripiegare sulla macchina e per forza di cose l’arrivò slittò un po’. Il primo discorso della sua visita all’Aquila Benedetto XVI lo fece proprio a Onna, su una pedana di legno posta all’ingresso della tendopoli. Appena arrivato salutò i parenti delle vittime. Colpì il suo sguardo stupito, uno stupore che nasceva dall’essere a contatto con un dolore infinito a cui solo la Fede poteva dare in quel momento una risposta capace di evitare il precipizio della disperazione e dell’angoscia.
IL DISCORSO DI ONNA
«Cari amici. Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, per esprimervi nel modo più diretto la mia cordiale vicinanza» disse Benedetto XVI «vi sono stato accanto fin dal primo momento, fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto che ha provocato 309 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre case. Ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso. Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari e amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. La mia povera presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso vive; che è con noi, che è realmente risorto e non ci dimentica, e non vi abbandona; non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo.
A COLLEMAGGIO
Benedetto XVI si spostò da Onna nella Basilica di Collemaggio e, come si legge sul sito ufficiale del Vaticano, «il Papa è entrato in Basilica attraverso la Porta Santa e ha venerato l’urna di Papa Celestino V, deponendovi come omaggio il Pallio che gli è stato imposto nella celebrazione di inizio del Pontificato». Dopo la sosta in un altro dei luoghi simbolo del terremoto del 2009 – la casa dello studente in via XX Settembre – il Pontefice intorno a mezzogiorno giunse alla Scuola della Finanza di Coppito dove pregò davanti alla Madonna di Roio, Nostra Signora della Croce, alla quale offrì una rosa d’oro.
IL DISCORSO A COPPITO
Ecco alcuni stralci del discorso di Papa Benedetto XVI nella scuola della Finanza: «La sosta nella Basilica di Collemaggio, per venerare le spoglie del santo Papa Celestino V, mi ha dato modo di toccare con mano il cuore ferito di questa città. Il mio ha voluto essere un omaggio alla storia e alla fede della vostra terra, e a tutti voi, che vi identificate con questo Santo. Sulla sua urna, ho lasciato quale segno della mia partecipazione spirituale il Pallio che mi è stato imposto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato. Inoltre, assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto».
BENEDETTO XVI A SULMONA
Benedetto XVI fece visita a Sulmona il 4 luglio 2010 e nell’omelia in piazza Garibaldi disse fra l’altro: “Cari amici! La mia Visita avviene in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di san Pietro Celestino. Sorvolando il vostro territorio, ho potuto contemplare la bellezza del paesaggio e, soprattutto, ammirare alcune località strettamente legate alla vita di questa insigne figura: il Monte Morrone, dove Pietro condusse per molto tempo vita eremitica; l’Eremo di Sant’Onofrio, dove nel 1294 lo raggiunse la notizia della sua elezione a Sommo Pontefice. Sono passati ben ottocento anni dalla nascita di san Pietro Celestino V, ma egli rimane nella storia per le note vicende del suo tempo e del suo pontificato e, soprattutto, per la sua santità. La santità, infatti, non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio».