PESCARA

Ricatti a luci rosse al parroco: marito, moglie e figlio a processo

La coppia è accusata di estorsione: negli anni si sarebbe fatta versare dal sacerdote 700mila euro

PESCARA Le vicende legate a un ricatto a luci rosse fatto da una coppia di Montesilvano nei riguardi din un parroco della provincia, andranno in scena il 22 febbraio prossimo davanti ai giudici del tribunale di Pescara.

Ieri il gup Nicola Colantonio ha rinviato a giudizio moglie e marito (lei C.D.A, 49 anni, lui E.S., 54 anni) per estorsione, e uno dei loro figli (A.S. 34 anni) per riciclaggio.

La storia: il parroco che si invaghisce della donna che gli fa capire di essere disponibile a una storia di sesso; il marito che sa tutto ed entra con grande tempismo in scena per smascherare la tresca amorosa; il prete che per evitare lo scandalo dovuto alle registrazioni audio-video del marito inizia a pagare, arrivando a versare nel corso degli anni 700 mila euro; e poi la svolta, quando la vittima non regge più alle continue richieste e, intimorito dalle presunte minacce dell’uomo, va dai carabinieri e racconta tutto.

Assistito dall’avvocato Giovanni Mangia, il parroco stila una denuncia molto dettagliata dove dà atto di una serie di situazioni che lo avrebbero costretto a sborsare quei soldi. Ma nella denuncia, il prelato che era stato attratto dalle fattezze della donna e soprattutto dal fatto che intravedeva una conclusione sessuale, per nulla preoccupato del voto di castità fatto con i voti, riferisce ai militari anche le sue debolezze.

«In tutto questo periodo di frequentazione», spiega, «nasceva una mia attrazione fisica per la donna, ma sempre con l’intento di scoprire quanto di vero mi raccontava sui suoi problemi economici, avendo già elargito 50 mila euro a suo favore».

Soldi che il prete si procurava chiedendo contributi ai suoi parrocchiani e indebitandosi con la sua banca. La donna che, stando alla versione del sacerdote, aveva lasciato intendere sviluppi positivi di quella iniziale conoscenza, riusciva così ad agganciare il Don.

«Andando avanti con quella situazione», dice ancora il prete, «ed entrando in confidenza con lei, chiedevo alla donna di darmi qualche segno della sua vicinanza facendomi vedere qualcosa del proprio corpo nudo». E quel seno mostrato dalla donna fece andare nel pallone il parroco che si decise a chiedere un incontro finalizzato a concludere qualcosa di più concreto. E tanto fu.

La donna avverte il prete che quel giorno a quell'ora sarebbe stata sola in casa e l’incontro avviene. Lei inizia a spogliarsi e aiuta a fare lo stesso al sacerdote. Ma è a quel punto che entra in campo il marito e la sceneggiata va in onda con tutto il repertorio: urla, minacce di morte e tentativo di picchiare la moglie. Lo stesso giorno iniziano altre insistenti richieste di denaro.

L’avvocatessa Melania Navelli, che assiste la coppia, ha cercato di smontare le accuse partendo dalle falsità, a suo dire, riportate nella denuncia del sacerdote (che si fece firmare una lettera nella quale l'imputato si impegnava a restituire quei soldi), sostenendo l’inesistenza dell’estorsione e chiedendo al giudice anche degli accertamenti bancari per capire dove il prete avrebbe preso tutti quei soldi. Il figlio della coppia, invece, deve rispondere di riciclaggio per aver fatto transitare sul suo conto una serie di assegni del prete