Riccardo Zappone e il giallo dei colpi letali: la Procura “chiama” un esperto

Il 18 giugno l’incarico a Salvi, specialista in medicina d’urgenza: affiancherà il medico legale D’Ovidio. Si tratta di analizzare i risultati dell’autopsia per definire con certezza le responsabilità della morte
PESCARA. Riccardo Zappone, il 29enne morto il 3 giugno scorso a seguito di un pestaggio prima, e di un arresto movimentato poi, poteva essere salvato? È questo l’interrogativo che angoscia sicuramente la famiglia del giovane (il padre Andrea è un apprezzato musicista), da anni dipendente dalla droga e con evidenti fragilità psichiche, ma sul quale sta lavorando anche la procura con il pm Gennaro Varone. Il magistrato in un primo momento ha indagato il terzetto responsabile del pestaggio con l’accusa di lesioni aggravate per poi rivedere la contestazione con l’ipotesi molto più grave di omicidio volontario (che prevede anche la valutazione di una misura cautelare). E a conferma che la procura vuole vederci chiaro su quello che è accaduto quella mattina davanti all’officina di strada Comunale Piana di Angelo De Luca, indagato insieme al genero che lavora con lui, Daniele Giorgini e a suo fratello Paolo che quel giorno si trovava casualmente da lui, il 18 giugno affiderà un incarico a uno specialista in medicina d'urgenza.
Il dottor Aldo Salvi di Ancona affiancherà il medico legale Cristian D’Ovidio che ha già eseguito l’autopsia sul corpo di Riccardo, fornendo un primo riscontro: morte per “trauma toracico chiuso, dal quale derivava una sommersione interna emorragica”. Questo significa che la procura non vuole lasciare nulla di intentato per accertare le responsabilità di quella tragica morte.
Certo, stando alle riprese di una telecamera del posto, i tre indagati avrebbero picchiato Riccardo anche violentemente, ma è anche vero che poi gli uomini della polizia, fatti chiamare dallo stesso Angelo De Luca, avrebbero prima rivolto verso la vittima due scariche di Taser, per poi bloccarlo a terra ed eseguire una manovra di ammanettamento piuttosto concitata: con un poliziotto che teneva bloccato Riccardo a pancia in giù, spingendo il ginocchio sulla schiena del 29enne (non è dato sapere con quale intensità) e altri due colleghi a fianco.
Esclusa qualsiasi responsabilità del Taser, stando a quanto sostenuto dal medico legale, resta da accertare se quel trauma toracico chiuso sia dipeso dalle botte del terzetto o dalla pressione esercitata poi da uno dei poliziotti sulla schiena di Riccardo: scena ripresa con il cellulare da una testimone che ha messo il video a disposizione degli inquirenti. Un video dove si sente Riccardo lamentarsi mentre la polizia lo carica a forza in auto.
Ma se effettivamente la vittima prima dell’arrivo della polizia era stata oggetto di un pestaggio, perché poi le volanti non chiedono subito l’intervento di una ambulanza per verificare le effettive condizioni di Riccardo? Perché non lasciare a un medico la responsabilità di decidere la destinazione di Riccardo: se era necessario portarlo in ospedale o se poteva essere condotto in Questura?
Riccardo viene ammanettato in quel modo (perché aveva reagito contro i poliziotti) e portato in Questura dove poi accusa il malore. Dalla Questura viene chiamato il 118 per medicare una ferita alla testa, ma all’arrivo dei volontari della Croce rossa viene chiamato un secondo mezzo, medicalizzato, per meglio affrontare la situazione che si stava evidentemente aggravando.
C’è poi, nell’ottica delle difese, la questione dell’autopsia: per una “svista”, la notifica dell’esame autoptico affidato a D’Ovidio, viene fatta il 3 giugno stesso (l’esame doveva avere inizio alle 14 del giorno successivo, 4 giugno) solo a uno dei tre indagati. E quando ci si avvede della mancanza, viene differito l’inizio dell’autopsia di qualche ora (alle 18 del 4 giugno, un’ora dopo la notifica ai difensori) per consentire al magistrato di notificare l’atto irripetibile anche agli altri. Ma in mezz’ora le difese non hanno avuto il tempo di trovare un esperto immediatamente disponibile a seguire l’esame autoptico, atto irripetibile e quindi estremamente importante.
Adesso gli avvocati Gianluca Carlone, Melania Navelli, Alessandra Michetti, Marco D’Apote e Salvatore Acerbo, stanno valutando di nominare uno o più esperti da affiancare a D’Ovidio e Salvi. Dal punto di vista penale, resta da chiarire se i colpi che hanno raggiunto Riccardo durante il pestaggio (non è neppure chiaro il perché la vittima quella mattina si fosse recata in quella officina in stato confusionale per l’assunzione di cocaina) siano stati quelli determinanti per la morte o se ci potrebbe anche essere una concausa successiva all’arresto. Ma l’interrogativo di base resta uno: se si fosse chiamato subito il 118, Riccardo si poteva salvare?
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