Rifiuti, a rilento la differenziata

La Regione studia nuove regole per avviare i termovalorizzatori

PESCARA. L’Abruzzo cambia le regole del gioco sulla raccolta differenziata. L’obiettivo della legge regionale approvata nella scorsa legislatura dava il 40% come soglia minima per iniziare la politica di recupero energico dalla spazzatura tramite la costruzione di uno o più termovalorizzatori. A conti fatti l’obiettivo non è raggiungibile entro tempi ragionevoli. D’altro canto il precedente Piano approvato nel 2000 indicava la soglia del 40% nel 2003, con un obiettivo intermedio del 25% nel 2001.

Oggi la differenziata in Abruzzo è appena al 24% con una progressione ipotizzabile di 3-4 punti l’anno (la media nazionale è attorno al 30%, ma ci sono comuni e capoluoghi di provincia dove si sfiora l’80%). Così dalla giunta regionale è arrivata l’indicazione di rivedere nella legge 45 (il Piano rifiuti) il limite del 40% utile a conferire buona parte dei rifiuti trattati come Cdr (Combustibile da rifiuti) in «recupero energetico», mettendo subito a disposizione dei termovalorizzatori 250 mila tonnellate di materiale.

Si oppone a questa ipotesi il consigliere del Pd Franco Caramanico, che da assessore regionale all’Ambiente ha varato del 2007 il Piano rifiuti oggi in vigore: «Diminuire la percentuale di raccolta differenziata e aumentare quella destinata al recupero energetico del pattume trattato è un grave errore che rischia di penalizzare gli sforzi fatti in questi anni», dice Caramanico, «sforzi che hanno dato i loro frutti, visto l’incremento della differenziata passata dal 18% al 24. Mi auguro che l’assessore Daniela Stati e la giunta Chiodi non pregiudichino il circolo virtuoso che, seppure a fatica, è stato innestato in questi anni».

Ma Caramanico contesta anche il Wwf che denuncia «30 anni di politica sbagliata in Abruzzo» nel capo dei rifiuti: «Il Piano regionale, approvato nel dicembre del 2007, è il frutto di un’ampia concertazione con gli enti locali e con le associazioni ambientaliste che avevano più volte manifestato il loro plauso, e non soltanto a livello regionale. Spiace adesso leggere critiche in aperta contraddizione con quanto sostenuto prima».

Per Caramanico le criticità inerenti la situazione rifiuti in Abruzzo non sono certo imputabili ad una mancata coesione del gruppo politico precedentemente alla guida della regione: «Al problema dei rifiuti», spiega «sono stati destinati 25 milioni di euro sui 36 disponibili nel Piano triennale ambientale. I capisaldi del Piano rifiuti sono l’aumento della raccolta differenziata e la diminuzione della produzione del pattume, principi che valevano due anni fa come oggi. Invertire la tendenza e bloccare il processo avviato non farebbe che riportare indietro l’Abruzzo».