Un turista davanti alle rovine provocate dalla valanga a Rigopiano

Rigopiano: «Basta selfie sui luoghi della tragedia» 

L’ex sindaco di Farindola Giancaterino, che sotto la valanga ha perso un fratello, è pronto a denunciare i “turisti” del dolore

FARINDOLA. «Voglio sforzarmi di capire la curiosità di chi, soprattutto se del posto, vuole recarsi lassù per rendersi conto e toccare con mano lo scempio. Ma non posso tollerare quelli che vanno solamente per farsi un selfie mettendosi in posa con lo sfondo delle rovine dell'hotel che, giova ricordarlo, è la tomba di 29 vittime». Così Massimiliano Giancaterino, ex sindaco di Farindola, e fratello di Alessandro, una delle 29 vittime di Rigopiano, commenta alcune foto postate su Facebook da alcuni curiosi, scattate nella zona interdetta di Rigopiano. Foto in cui c’è chi si è fatto immortalare in pose ridicole, chi appoggiato a un tronco spezzato a poche decine di metri da quel che resta del resort distrutto dalla valanga del 18 gennaio.

leggi anche: Turisti del macabro a Rigopiano Divieto d’accesso spostato a valle Le macerie del resort distrutto e posto sotto sequestro è diventato meta di visite continue Il sindaco di Farindola Lacchetta: «Così è impossibile garantire una sorveglianza adeguata»

Giancaterino si è detto pronto a segnalare all’autorità giudiziaria eventuali intrusioni illegittime nella zona di Rigopiano. «Anche per la valanga di Rigopiano assistiamo a un fenomeno ormai tristemente diffuso: il turismo del dolore. Una macabra abitudine tutta italica di recarsi sui luoghi di una tragedia per soddisfare la propria curiosità morbosa e il proprio voyeurismo che in questi casi assume aspetti patologici. Così come è successo per i luoghi della povera Sara Scazzi ad Avetrana e per il relitto della Costa Concordia all’Isola del Giglio, anche a Rigopiano dobbiamo assistere a questa sorta di pellegrinaggio senza alcun rispetto per le vittime. Se la gente vuole, che ci vada pure, ma a rendere omaggio alle vittime, avvicinandosi con il dovuto rispetto e raccoglimento nei confronti di chi ha perso la vita sul lavoro, come mio fratello e gli altri dipendenti dell’hotel, e di chi si trovava lì per trascorrere qualche ora di spensieratezza. Spetta ad ognuno di noi essere rispettosi prima di tutto della sacralità del luogo, ma anche del lavoro della magistratura che deve preservare quel posto da intrusioni di estranei che potrebbero compromettere la genuinità di quella che è a tutti gli effetti, ricordiamolo, una scena del crimine», sottolinea Giancaterino.
Da circa un mese la zona interdetta di Rigopiano non è più sotto la custodia dei carabinieri ma è stata affidata al controllo del Comune di Farindola, in particolare del funzionario tecnico Enrico Colangeli (uno dei sei iscritti nel registro degli indagati dalla Procura). Ma la polizia municipale di cui dispone il Comune per i controlli è composta da tre soli agenti che devono coprire anche i comuni di Montebello di Bertona, Villa Celiera e Civitella Casanova. Inoltre, se da Farindola c’è un divieto di transito a 6 km da Rigopiano, dal versante teramano la strada è stata riaperta. E da lì è facile accedere all'area dell’hotel sottoposta a sequestro penale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA