Rigopiano, l'avvocato delle vittime contro le istituzioni

Sotto accusa il silenzio sui risarcimenti. Dalle macerie spunta un lussuoso orologio Patek Philippe: forse era in un cassetto e, finora, nessuno l'ha richiesto

PESCARA. «L'unica novità di questa vicenda è il silenzio di tutte le istituzioni su qualsiasi ipotesi di risarcimento a favore dei familiari delle 29 vittime dell'Hotel Rigopiano che hanno perso i loro cari e che ora si trovano anche privi di fonti di sostentamento». Così l'avvocato Romolo Reboa che, insieme ai legali Roberta Verginelli, Maurizio Sangermano e Gabriele Germano, assiste Giampaolo Matrone, superstite del disastro dell'Hotel Rigopiano, e i familiari di Valentina Cicioni, Marco Tanda e Jessica Tinari, tre delle 29 vittime della tragedia avvenuta il 18 gennaio scorso a Farindola, quando una valanga travolse la struttura alberghiera.

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Nel frattempo dalle macerie dell'hotel stanno emergendo una serie di oggetti che sono in corso di restituzione ai familiari dei legittimi proprietari. Tra le tante cose è stato rinvenuto un orologio Patek Philippe: se l'orologio fosse autentico potrebbe valere diverse decine di migliaia di euro. L'oggetto, però, non è stato ancora richiesto da nessuno. Si ipotizza che potesse appartenere al proprietario della struttura Roberto Del Rosso, anche lui deceduto nella tragedia: l'orologio, infatti, come emerge dalle parole di Reboa, non è stato rinvenuto al polso di nessuno degli ospiti, che avevano già fatto i bagagli ed erano pronti per lasciare l'hotel. Ciò lascerebbe supporre che fosse custodito all'interno di un cassetto.

Sull'orologio e sugli altri oggetti trovati nel resort sono in corso accertamenti per stabilire a chi appartengano e per testarne l'autenticità.