Rigopiano, le 12 pagine del procuratore per evitare la beffa Viareggio

22 Novembre 2025

Il pg propone un’altra interpretazione della legge sulla prescrizione: «Un disastro con 29 vittime non può valere meno di una morte sul lavoro»

PESCARA. Evitare un’altra beffa come quella del processo per la strage di Viareggio, per cui la Cassazione, escludendo l’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, ha prescritto, stralciandolo dalle accuse, il reato di omicidio colposo. Evitare che i 29 morti di Rigopiano (32 quelli di Viareggio) siano cancellati dalla prescrizione del reato di omicidio colposo plurimo spostando i termini già decorsi del 18 luglio del 2024 (sette anni e mezzo) al 18 gennaio 2032 (15 anni). È la direzione indicata dal procuratore generale Paolo Barlucchi ai giudici dell’Appello bis chiamati a decidere sui dieci imputati del processo Rigopiano riaperto dalla Cassazione. E questo tenendo conto che tutti e dieci hanno l’omicidio plurimo colposo non aggravato (i due rappresentanti del Comune, i due della Provincia e i sei della Regione che hanno anche il disastro colposo).

Nelle 12 pagine delle note (e altre 16 di allegati) depositate alla Corte nella prima udienza a Perugia dello scorso 17 novembre, Barlucchi ipotizza, argomentandola, una diversa interpretazione dell’ex legge Cirielli che nel 2005 ha modificato, abbassandoli, i termini della prescrizione contenuti nell’articolo 157. E appellandosi al principio di ragionevolezza dell’articolo 3 della Costituzione, ne fa un caso di «costituzionalità», contestando l’interpretazione restrittiva della legge, perché, dice, «se davvero il legislatore del 2005 avesse voluto escludere l’omicidio colposo plurimo non aggravato, dalle deroghe al termine ordinario di prescrizione, lo avrebbe detto con chiarezza». Dunque l’unica interpretazione corretta, secondo Barlucchi, è quella «letterale».

La questione è tecnica, ma seguendo il suo ragionamento, non è neanche troppo complicata. Citando l’ex legge Cirielli, Barlucchi offre una diversa interpretazione dell’articolo 589 della legge in questione. In particolare del secondo e terzo comma, quelli in cui il legislatore indica delle “eccezioni” per cui, nel caso dell’omicidio colposo, i tempi di prescrizione raddoppiano fino a un massimo di 15 anni. Sono gli omicidi colposi commessi con violazione delle norme che disciplinano la sicurezza sul lavoro (comma 2) e quelli con violazione delle norme sulla circolazione stradale (comma 3). Ed è qui che il procuratore si appella al principio di ragionevolezza, smontando la prima delle quattro sentenze della Cassazione (le altre due sono un “copia incolla” della prima e la terza non risponde al caso) che si sono già espresse in merito tra il 2013 e il 2025.

In sostanza, fa rilevare il procuratore, se interpretata come impone la Cassazione, la norma determina una conseguenza «irragionevole» nel momento in cui viene un disastro colposo che ha determinato la morte di 29 persone, per cui è necessaria una istruttoria lunga e difficile, viene a prescriversi prima rispetto a una morte sul lavoro o per incidente stradale che seppur gravi, non sono meno gravi di 29 morti.

E fornisce due elementi che, come nel caso di Rigopiano, «possono rendere ragionevole un allungamento dei termini di prescrizione». E cioè «la sussistenza di un allarme sociale così intenso da determinare una resistenza all’oblio» e «una significativa complessità delle attività probatorie», dunque indagini lunghe per accertare il reato. In tali casi, scrive Barlucchi, «non è irragionevole che il termine di prescrizione per il reato colposo sia equiparato a quello doloso».

E dunque ora tocca ai giudici di Perugia decidere se imboccare la strada proposta dal procuratore, tracciando un nuovo orientamento, oppure no. Oppure, e questa è la terza ipotesi, rimettere la questione alla Corte Costituzionale.

«Se decidesse di non farlo sarebbe una grandissima beffa per tutte le famiglie delle vittime», commenta l’avvocato Massimiliano Gabrielli, legale delle parti civili a Rigopiano e anche nel processo di Viareggio a cui, per esperienza, fa subito riferimento: «Sarebbe inammissibile, come già successo per la strage di Viareggio, vedere prescritto il reato di omicidio colposo per 29 persone. A Viareggio non c’era stata questa intuizione, siamo arrivati in Cassazione dove cadendo l’aggravante delle norme di prevenzione in materia di sicurezza sul lavoro si sono dimezzati i tempi, e tutti i reati di omicidio sono andati prescritti. Ora per Rigopiano confidiamo che anche la corte d’Appello voglia essere coraggiosa come il procuratore e garantire tutela e giustizia alle famiglie delle 29 vittime. Non si può non tener conto di tutto il tempo che ci vuole per arrivare a una sentenza definitiva in un processo complesso come questo, che dopo quasi nove anni si trova all’appello bis e per logica ha bisogno di più tempo».

«E poi», aggiunge, «se non si dovesse arrivare a una condanna per il disastro colposo contestato ai sei della Regione si rischierebbe di lasciare scoperte le parti civili dal diritto di un’affermazione di responsabilità ma anche dal diritto di un risarcimento del danno».

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