I pm Papali e Benigni in aula (foto G.Lattanzio)

PESCARA

Rigopiano: Prefettura riferì il falso sull'avvio del sistema di allerta / LE RICHIESTE DI CONDANNA

La requisitoria del pm in aula: nel mirino le note prefettizie inviate il 16 e 17 gennaio 2017 sulle aperture della Sala operativa e del Centro coordinamento soccorsi

PESCARA. E' ripreso il processo sulla tragedia dell'hotel Rigopiano. Continua la requisitoria del pm. Nel primo pomeriggio sono arrivate le richieste di condanna per i 25 imputati: 12 anni per l'ex prefetto di Pescara, Provolo, 6 anni per l'ex presidente della Provincia Antonio Di Marco, 11 anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, 11 e 4 mesi anche per il tecnico comunale Enrico Colangeli, 10 anni per i dirigenti della Provincia Paolo D'Incecco, e Mauro Di Blasio, 9 anni per i dirigenti della Prefettura Ida De Cesaris e 8 anni per Leonardo Bianco.

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Nel corso del suo intervento il pm Andrea Papalia ha stigmatizzato i ritardi nell'apertura della Sala operativa e del Centro coordinamento soccorsi (CCS). «Dalle acquisizioni documentali fatte nell'ambito delle indagini immediatamente avviate subito dopo la tragedia abbiamo rintracciato due note prefettizie. Una con data 16 gennaio 2017, a firma del capo gabinetto Bianco, inviata alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al ministero dell'Interno e per conoscenza al presidente della Regione Abruzzo e alla Sala operativa della Protezione civile regionale; l'altra con data 17 gennaio, a firma del prefetto di Pescara Provolo, inviata alla presidenza del Consiglio dei Ministri e al ministero dell'Interno. In queste note, inviate a seguito dell'allerta meteo, veniva rappresentata dalla Prefettura l'avvenuta attivazione, a partire dalla mattina del 16 gennaio, alle ore 9, della Sala operativa provinciale di Protezione civile e del Centro coordinamento soccorsi».

«Nella nota del 17 gennaio, a firma del prefetto Provolo, si conferma l'apertura della Sala operativa e del Centro coordinamento. Le indagini e le risultanze investigative - ha detto inoltre il Pm Andrea Papalia - hanno dimostrato in modo chiaro la falsità delle circostanze rappresentate in queste note, che erano finalizzate evidentemente ad attribuire alla Prefettura una apparente tempestività e capacità di intervento nell'emergenza».

«In realtà il Centro coordinamento soccorsi e la Sala operativa erano state aperte il 16 gennaio 2017 solo sulla carta, perché l'effettivo insediamento si verificherà il 18 gennaio mattina. La nota era quindi strumentale», conclude Papalia. Secondo il pm, una attivazione tempestiva della Sala operativa e del Centro Coordinamento Soccorsi avrebbe portato all'espletamento di varie attività in modo da evitare la tragedia.

DEPISTAGGI. «Parliamo di depistaggio ma non ci sono grandi misteri oggi da svelare. C'era l'inefficienza grave della Prefettura, non ci sono grandi depistaggi italiani: non c'è un anarchico che cade dal balcone della Questura, non ci sono tracce scomparse dal cielo di Ustica, non c'è una agenda rossa trafugata. Parliamo di un prefetto di provincia che lascia cadere nel vuoto una richiesta di aiuto». È stato questo uno dei passaggi più importanti della requisitoria del procuratore Bellelli, che si è soffermato sulla vicenda del depistaggio che vede imputati tra gli altri l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo. Bellelli ha incentrato la parte più importante del suo intervento sui depistaggi.