Riparte la trattativa per il parco nord

Bocciato il ricorso dei proprietari per ridurre i vincoli nell’area, il Comune si fa avanti con un’offerta

PESCARA. I proprietari dell’enorme area verde, accanto alle Naiadi, hanno perso la loro battaglia davanti al Tar. Si tratta degli eredi D’Andrea, Domenico Catani ed Ennio Chiavaroli, che avevano presentato ricorso per contestare l’interpretazione del vincolo a verde pubblico nella loro proprietà imposto nel piano regolatore riveduto e corretto nel 2007 dall’amministrazione comunale di allora.

Non si sa se il contenzioso legale tra Comune e proprietari andrà avanti. Nel frattempo, però, l’amministrazione comunale è intenzionata a riaprire la trattativa con gli imprenditori con l’obiettivo di acquisire l’intera area di loro proprietà per realizzare finalmente il sogno di un parco pubblico, appunto il parco nord. Per far questo, viene in aiuto un provvedimento che andrà all’esame oggi del consiglio comunale e che prevede l’acquisizione gratuita dal Demanio di una serie di aree dismesse, tra cui l’ex scuola media di via Saffi e l’ex Enaip, ora trasformato in parcheggio estivo.

E l’amministrazione vorrebbe proprio offrire l’ex Enaip ai costruttori per consentirgli di realizzare un complesso immobiliare. Complesso che i proprietari vorrebbero costruire ora nella loro area.

Bisogna vedere, tuttavia, se gli imprenditori s sono intenzionati o meno a continuare la loro battaglia legale.

Intanto, il primo round è stato vinto dal Comune. Le società appartenenti ai tre costruttori, Montedil, San Michele e Sopeco avevano presentato ricorso per farsi riconoscere un vincolo più blando sulla loro area.

In particolare, i proprietari sostenevano che il vincolo a verde dovesse considerarsi di tipo espropriativo e non conformativo.

Al di là del gergo tecnico, i ricorrenti si erano lamentati del fatto che lo scopo del Comune fosse quello di non corrispondere un giusto indennizzo in caso di eventuale acquisizione dell’area.

La natura espropriativa, tra l’altro, sarebbe stata sottoposta a decadenza. «I vincoli di destinazione urbanistica», hanno scritto i giudici del Tar, «sono soggetti a decadenza solo se sono preordinati all’espropriazione o comportano l’inedificazione e, dunque, se svuotano il contenuto del diritto di proprietà incidendo sul godimento del bene, tanto da renderlo inutilizzabile rispetto alla sua destinazione naturale, diminuendone in modo significativo il valore di scambio».

«Deve conclusivamente ritenersi», si legge ancora, «che il ricorso proposto sia privo di pregio dato che, contrariamente a quanto ipotizzato con il gravame, il vincolo originariamente apposto sulle aree dei ricorrenti era in realtà un vincolo conformativo». (a.ben.)

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