Ristoranti e pub oggi non riaprono «Mancano le regole per lavorare» 

PESCARA. La fine del « lockdown» per il commercio pescarese rischia di trasformarsi in un gigantesco flop. Oggi, primo giorno in cui i pubblici esercizi possono riaprire i battenti dopo oltre due...

PESCARA. La fine del « lockdown» per il commercio pescarese rischia di trasformarsi in un gigantesco flop. Oggi, primo giorno in cui i pubblici esercizi possono riaprire i battenti dopo oltre due mesi di chiusura per l’emergenza coronavirus, la quasi totalità di pub, vinerie e ristoranti della zona di piazza Muzii - via Battisti e Pescara vecchia rimarrà con le saracinesche abbassate. Un caso, forse, unico in Italia.
Non si tratta, in realtà, di una protesta. Gli esercenti hanno preso questa decisione e l’hanno comunicata ai cittadini tramite dei post su Facebook, perché nelle condizioni attuali non riuscirebbero a lavorare. Mancano le regole sull’occupazione del suolo pubblico, che la giunta comunale avrebbe dovuto approvare sabato scorso e invece non lo ha fatto e gli orari di chiusura dei locali, per ora solo annunciati dall’amministrazione, sono considerati troppo restrittivi soprattutto in considerazione del rispetto delle norme sulle distanze sociali.
Insomma, troppo caos per poter riprendere le attività. Ed è ciò che ha spiegato ieri Pierluigi Pasetti, titolare di diversi locali nella zona di piazza Muzii e via Battisti, cuore della movida pescarese. «La politica che ama questa città», ha detto l’esercente a nome della sua categoria, «non può non percepire, accanto al primario tema della salute pubblica, la necessità e l’urgenza di ricreare le condizioni oggettive affinché uno dei principali motori economici della città torni a generare occupazione e ricchezza per la città stessa. Ristoranti e bar sono un pezzo fondamentale di una città che da sempre vive di turismo e di commercio: migliaia di occupati e un indotto di milioni di euro».
«La nostra decisione di non affrettare le riaperture ci costa tantissimo», ha affermato Pasetti, «è un ennesimo sforzo, forse l’ultimo, che possiamo permetterci in questa situazione di disastro economico». «Una decisione presa», ha aggiunto, «affinché il sindaco, come in parte ha già annunciato, possa ricostruire le condizioni all’interno delle quali il nostro lavoro possa tornare a svolgersi: maggiore occupazione del suolo pubblico per tutti, in maniera gratuita e senza burocrazia».
Pasetti ha poi affrontato la questione degli orari di chiusura di quest’anno che risultano anticipati di un’ora rispetto al passato. Sono stati decisi durante la riunione di maggioranza venerdì scorso e non sono stati ancora ufficializzati: mezzanotte, dalla domenica al giovedì e all’una, il sabato e la domenica. Orari che, a detta degli esercenti, renderebbero poco conveniente la riapertura o, addirittura, non consentirebbero di coprire le spese con gli incassi. «Sempre per favorire il distanziamento sociale», ha sottolineato l’esercente, «aggiungiamo che è necessario garantire orari di lavoro estesi che consentano a tutte le attività di lavorare con dei turni, evitando gli assembramenti». «Due semplici misure», ha concluso, «che, unite al rispetto del protocollo anticontagio, ci consentirebbero di tornare a lavorare in sicurezza».
Più o meno gli stessi concetti sono stati espressi con dei post pubblicati su Facebook dai titolari di pub e ristoranti. «Abbiamo deciso di mantenere i nostri esercizi chiusi», si legge, «vogliamo tornare ad operare in sicurezza. Lo faremo e per questo siamo pronti a questo costosissimo sforzo per poter tornare ad operare in libertà e senza restrizioni».
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