Pescara

Ritardi e omissioni nel carcere di Pescara: l’ex direttrice verso il processo

6 Maggio 2025

L’inchiesta della procura di Pescara. Indagini partite dopo l’esposto dell’Ufficio di sorveglianza per il suo rifiuto a compiere gli atti richiesti

PESCARA. L’ex direttrice della Casa circondariale di Pescara, Armanda Rossi, per la procura di Pescara deve essere processata per omissione di atti d’ufficio. 

Nonostante il suo ultimo interrogatorio che fece seguito all’avviso di conclusione delle indagini, e nonostante la corposa memoria presentata dal suo legale, l’avvocato Massimo Solari, che si concludeva con la richiesta di archiviazione del procedimento, il procuratore Giuseppe Bellelli ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per la Rossi, trasferita a Frosinone in concomitanza con il sopralluogo dei vertici del Provveditorato, giunti a Pescara per la rivolta che era in atto da parte dei detenuti nello scorso mese di febbraio, dopo il suicidio in cella di uno straniero. La difesa aveva cercato di rispondere punto per punto alle contestazioni avanzate dal procuratore Bellelli, alla fine scaricando sui sottoposti ogni eventuale responsabilità delle mancate risposte all’ufficio di sorveglianza che veniva quasi quotidianamente sollecitato dai detenuti e dai rispettivi legali a fornire chiarimenti su una lunga serie di episodi di cattiva gestione della casa circondariale. E in effetti, la prima parte offesa che figura nei documenti che formano il capo d’imputazione della Rossi, è proprio l’ufficio di sorveglianza e la sua titolare, la dottoressa Marta D’Eramo. Fu proprio quest’ultima, con un dettagliato esposto che riassumeva una serie di vicende legate a richiesta non evase nei confronti dei detenuti, che la procura avviò una indagine sulle presunte omissioni dell’allora direttrice del San Donato.

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