Roselli e Ranghelli pronti a difendersi

Stamattina gli interrogatori dal gip per i tre arrestati ai domiciliari

SPOLTORE. Marino Roselli, da due giorni agli arresti domiciliari nella sua casa di Spoltore, risponderà stamattina alle domande del giudice per le indagini preliminari Gianluca Sarandrea. L'ex presidente del consiglio regionale, ora coordinatore regionale dell'Api arriverà alle 10.30 in tribunale con il suo avvocato Vincenzo Di Girolamo che, probabilmente, depositerà subito l'istanza di scarcerazione: Roselli sarà interrogato e cercherà di difendersi dalle accuse di associazione per delinquere «finalizzata a commettere un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione», di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e di falso ideologico.

Ma in tribunale, oggi, saranno ascoltati anche il sindaco di Spoltore Franco Ranghelli, difeso dall'avvocato Augusto La Morgia, e il vice presidente della società dei rifiuti Ecologica Luciano Vernamonte che, dall'alba di martedì, sono agli arresti domiciliari nell'inchiesta che ha paralizzato Spoltore. Anche il primo cittadino del comune di circa 18 mila abitanti, difeso dall'avvocato Augusto La Morgia, non resterà in silenzio e risponderà alle domande del gip.

Un interrogatorio che arriva a soli due giorni dalla misura cautelare e che ha suscitato i malumori degli avvocati per i tempi così stretti per la mole di un'inchiesta che conta cinque filoni, decine di faldoni e tanti argomenti legati all'urbanistica ma non collegati tra loro.

ROSELLI LEGGE.
Sono Roselli, Ranghelli e Vernamonte il perno dell'inchiesta coordinata dal pm Gennaro Varone che conta anche 10 indagati tra cui anche l'assessore di Spoltore ai Lavori publici Claudio Santurbano, il consigliere Api Pino Luigioni, il consigliere Sel Ernesto Partenza, alcuni tecnici comunali, e imprenditori del piccolo centro come Alessandro D'Onofrio.

Un intreccio tra politica e sviluppo urbanistico di Spoltore in cui gli inquirenti hanno sollevato dubbi sulla «trasparenza» di progetti e delle gare d'appalto che hanno attraversato gli ultimi anni della vita amministrativa del Comune: ci sono i palazzi alti venti metri che sarebbero dovuti sorgere lungo il fiume e che per la loro altezza sono stati chiamati Le due Torri, ma c'è anche l'ampliamento del cimitero che il consiglio comunale di Spoltore approvò l'11 marzo 2010 facendo esclamare al sindaco: «Era un'operazione di un'assoluta urgenza dato che erano rimasti solo quindici loculi». Sono, questi, alcuni progetti le cui tappe e i presunti strafalcioni sono stati descritti nell'ordinanza firmata dal gip: quelle 107 pagine che Roselli sta leggendo in casa per ricordare bene i fatti che gli vengono contestati e poter rispondere con più precisione al giudice.

PERCHE' GLI ARRESTI.
«Misure cautelari spropositate» hanno commentato alcuni dirigenti dei partiti inviando una nota di solidarietà ai tre politici agli arresti domiciliari. Ma è lo stesso gip, nella parte finale dell'ordinanza, a spiegare i motivi delle restrizioni, quando dice che «il reato può essere reiterato». Ranghelli, Roselli e Vernamonte, prosegue Sarandrea, «hanno commesso numerose condotte delittuose in forma associata e che si sono sviluppate in un arco temporale rilevante dando modo di ritenere che i loro comportamenti costituiscano l'espressione di un dato non estemporaneo, ma la logica conseguenza di un modo radicato di intendere la gestione della cosa pubblica non finalizzata al perseguimento dell'interesse collettivo, ma al raggiungimento di interessi privatistici. Una condizione», conclude, «che appare ben difficile ritenere scongiurata nel futuro».

«MUTUO SOCCORSO».
Da un lato, il pericolo di reiterare il reato e dall'altro la possibilità di inquinare le prove. E' anche per questo che Sarandrea ha condiviso la richiesta degli arresti del pm spiegando: «Si può ipotizzare che i tre possano occultare documenti rilevanti e influire, in virtù del loro potere di condizionamento, su soggetti che potranno essere chiamati a deporre tentando di dissuaderli dal rivelare circostanze utili ai fini dell'indagine. Inoltre, è importante la considerazione del pm, secondo cui il patto associativo tra gli indagati non può che riguardare anche l'accordo di mutuo soccorso in caso di accertamenti giudiziari». Quindi, conclude: «Tenuto conto della gravità dei fatti e dei ruoli di vertice, la misura cautelare chiesta dal pm è proporzionata alla gravità dei fatti».

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