Salvini svela il suo piano: «Abruzzo porta per il Sud» 

L’ex ministro punta sulle elezioni di Chieti ed Avezzano: pronti per governare

CHIETI. L’Abruzzo come porta del Sud per sfondare anche nel Meridione. «Ma io sono un testone e voglio tornare al governo», avverte Matteo Salvini, «è ora di dire basta: questo governo litiga su tutto, anche su quanto zucchero mettere nel caffè. Prima si vota e meglio è, poi le riforme serie le faremo noi». Il capo della Lega annuncia il suo piano durante un’altra visita a Chieti, la seconda in appena 61 giorni: l’ex ministro dell’Interno vuole mettere le mani sulla città nonostante i veti degli alleati e riprendere la scalata verso il governo.
Salvini, la Lega vincerà anche al Sud?
«La settimana scorsa sono stato in Calabria dove la Lega non si era mai presentata prima mentre ora è entrata in Regione con 4 consiglieri regionali; altri 4 ne abbiamo in Sicilia; governiamo la Basilicata, il Molise, la Sardegna e l’Abruzzo. Ora dobbiamo fare il nostro esordio anche in Puglia e in Campania e non vedo l’ora che arrivi questo momento».
Era stato a Chieti il 22 dicembre scorso per annunciare la candidatura a sindaco di Fabrizio Di Stefano ed è già tornato: le piace particolarmente Chieti o c’è un altro motivo?
«Sono contento che qualcuno si stupisca del fatto che il segretario del primo partito italiano torni due volte a Chieti in poco tempo ma bisogna abituarsi: ci tornerò ancora, come tornerò ad Avezzano e anche a Pescara perché la Lega fa la differenza prima e soprattutto dopo le elezioni. Chieti è una città con delle potenzialità enormi dal punto di vista culturale, turistico, commerciale e industriale che però, negli ultimi anni, non ha avuto la spinta che avrebbe meritato. Noi lavoriamo per compattare tutto il centrodestra».
Ma tra gli alleati non sembra esserci questa voglia di unione, a partire da Forza Italia: cosa ne pensa?
«Noi vogliamo unire il centrodestra e coinvolgere anche le liste civiche per portare in Comune persone di nuova esperienza. Al tavolo con gli amici del centrodestra si troverà la soluzione perché noi guardiamo al futuro e non al passato».
Del resto, la Lega ha fatto passi indietro in altre elezioni: la Regione è andata a Fratelli d’Italia, il Comune di Pescara a Forza Italia e il Comune dell’Aquila ancora a Fdi. Su Chieti avete un diritto di prelazione?
«Non posso aggiungere altro e non mi piace mettere bandierine. Di certo, laddove ci sono persone più forti noi facciamo non uno ma tre passi indietro. Qui a Chieti abbiamo un candidato e una squadra all’altezza: i cittadini di Chieti vogliono un’esperienza di centrodestra che guardi avanti e non indietro. E noi siamo pronti».
La Lega è il partito di maggioranza relativa non soltanto a Chieti: vi basterà il candidato sindaco di Chieti o punterete anche ad altre città?
«Passo per passo, paese per paese, mattoncino per mattoncino per tornare al governo a livello nazionale per continuare e finire il lavoro che abbiamo cominciato sulle tasse, sull’immigrazione, sulla sicurezza, sulla giustizia e sulla burocrazia. L’Abruzzo è una terra che prima di tante altre ci ha dato soddisfazioni incredibili: anche adesso, arrivare nel primo pomeriggio di un giovedì e trovare una marea di gente che mi aspetta, che mi ascolta e che mi abbraccia è motivo di orgoglio, di commozione e di grande responsabilità. Quindi, bene Chieti ma sappiamo che ci sono anche Avezzano e altre comunità che andranno al voto: stiamo lavorando e ci rivedremo spesso in Abruzzo».
Ad Avezzano la Lega è il primo partito ma non c’è ancora accordo sul candidato: come andrà a finire?
«Una cosa alla volta, stavolta parliamo di Chieti».
Capitolo Regione: lei ha chiesto un’accelerazione alla giunta Marsilio, è arrivato questo cambio di passo?
«Mi sembra che dopo i primi mesi di ambientamento, rodaggio e conoscenza reciproca la macchina stia marciando e sono contento del lavoro degli assessori e dei consiglieri della Lega. Se tutti lavorassero con umiltà e compattezza sarebbe meglio: ogni tanto qualcuno va avanti, qualcuno mette la bandierina. Ma se noi che siamo i primi non mettiamo bandierine, ci piacerebbe che anche gli altri avessero questa umiltà».
Quali sono i risultati a cui puntare in Abruzzo?
«Una diversa qualità della sanità. Poi, le infrastrutture e in questo caso è importante il rapporto con il governo nazionale ma Pd-M5S litigano su tutto, anche sulle autostrade e stanno bloccando tutti gli investimenti sulla rete italiana, Abruzzo compreso. Il governo centrale dovrebbe dare una mano sui nostri temi classici: agricoltura, sociale, case popolari, priorità agli italiani, sostegno agli ultimi, ai disabili e agli anziani non autosufficienti».
Fratelli d’Italia si definisce in crescita: com’è questo rapporto con un partito che reclama spazio?
«Una forza politica del 32% è contenta se crescono anche gli altri. L’importante è che non si pecchi di egoismo: se noi con il 32% non imponiamo niente a nessuno anche gli altri devono tenere lo stesso atteggiamento umile, costruttivo e positivo. Fdi ha espresso il governatore e il sindaco dell’Aquila, Forza Italia ha ottenuto altri sindaci. Mi sembra che il primo partito d’Abruzzo abbia forza e dignità per proporre qualche suo uomo e qualche sua donna».
Nelle ultime settimane ci sono stati malumori nella Lega con le dimissioni subito ritirate di Pietro Quaresimale e con l’addio di Antonello D’Aloisio: come va adesso?
«Succede in tutte le buone famiglie: ogni tanto si litiga ma basta riprendere la strada giusta: tutto è bene quel che finisce bene».
Le dispiace che D’Aloisio, uno dei leghisti della prima ora, candidato sindaco di Chieti nel 2015 e candidato alle europee nel 2019, abbia abbandonato il partito tra le polemiche?
«Non siamo una caserma: se qualcuno preferisce andare altrove, prego. Per uno che esce ce ne sono venti che entrano: per carità di Dio, ognuno fa quel che crede».
In effetti, in un colpo solo la Lega di Chieti colleziona tre nuovi ingressi – l’assessore Emilia De Matteo, il presidente del consiglio Liberato Aceto e la consigliera Nicoletta Di Biase – ed è il primo partito in Comune: qual è il suo benvenuto?
«Questa è l’indicazione che ho dato alla Lega in tutta Italia: aprirsi a energie nuove e fresche che portino un valore aggiunto. Sono contento: per amministrare un Comune serve una squadra e non basta un singolo».
Lei ha detto che Lega non piazza bandierine come in un Risiko ma punta sui candidati migliori: perché Di Stefano è il migliore di tutti?
«Perché parlando con tanti cittadini così mi hanno detto. Non abbiamo deciso in ufficio: io sono solito decidere ascoltando le persone. Poi saranno i fatti, tra 5 anni, a dimostrare se abbiamo fatto bene».
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