Sanità con i conti in rosso: il passivo è di 68 milioni, 35 solo della Asl dell’Aquila

25 Settembre 2024

L’opposizione: «Certifichiamo il fallimento della gestione da parte di Marsilio» La replica del presidente: «Si registra un miglioramento sulla mobilità passiva»

Ci sarà da stringere i denti. Per evitare il default e razionalizzare le spese, il taglio complessivo al sistema sanitario abruzzese si aggirerà sui 68 milioni di euro. Quasi il 50%, ben 35 milioni di euro, sono a carico della Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila, che porta la maglia nera e ha proposto la manovra più pesante. Seguono la Asl Lanciano-Vasto-Chieti, con un taglio di 15 milioni di euro e la Asl 4 di Teramo con un bilancio ridotto di 12 milioni di euro. Infine, la Asl di Pescara che dovrà rinunciare, in bilancio, a circa 5 milioni di euro. Cifre messe nero su bianco durante le Commissioni congiunte Bilancio e Sanità, che si sono svolte ieri, presiedute rispettivamente dai consiglieri Vincenzo D’Incecco, della Lega Abruzzo, e Paolo Gatti, di Fratelli d’Italia. Sotto esame i piani di razionalizzazione delle spese delle quattro aziende sanitarie abruzzesi. La resa dei conti – prima che le commissioni, il cui parere è vincolante, si esprimano in via definitiva – si avrà venerdì 27 settembre alle 10.30, quando saranno ascoltati i quattro manager.
La convocazione, richiesta dal presidente D'Incecco, è stata condivisa da tutti i compenti delle commissioni. Per l'opposizione «siamo di fronte ad un pasticcio di dimensioni milionarie, che attesta il grande fallimento di Marsilio». Ma il presidente della Regione non ci sta e replica: «L'Abruzzo è l'unica regione che registra un miglioramento del trend della mobilità passiva». Mentre si consuma lo scontro politico, i manager saranno chiamati al ruolo di equilibristi nella complessa macchina sanitaria, per far quadrare conti che, al momento, non tornano.
FUORI I NUMERI
Una giornata di riunioni-fiume in vista del confronto di venerdì prossimo, quando le Commissioni consiliari saranno chiamate a dare un parere definitivo e vincolante sui piani di rientro delle Asl. In mattinata, presenti l'assessore alla Salute, Nicoletta Verì, e il direttore dell'Agenzia sanitaria regionale, Pierluigi Cosenza, sono state ascoltate le rappresentanze sindacali. Nel pomeriggio è iniziato il confronto dei Commissari con il vice direttore del Dipartimento sanità della giunta regionale, Ebron D’Aristotile, che dovrà tenere le fila dopo le dimissioni, qualche giorno fa, del direttore del dipartimento, Claudio D'Amario. D'Aristotele ha ricordato che «i manager delle Asl devono realizzare gli equilibri gestionali, la Regione determina solo gli indirizzi. Ci riserviamo di misurare l’andamento della spesa con un tavolo di monitoraggio dove verificheremo se ci sono le condizioni per rispettare i piani proposti». E saranno piani "lacrime e sangue" con tagli significativi ai bilanci che toglieranno alla sanità abruzzese circa 68milioni di euro.
TAGLI ALLA SPESA
FARMACEUTICA
«I dati emersi nell’audizione hanno evidenziato un disavanzo di circa 90 milioni di euro, considerando le manovre correttive da parte delle Asl e l'utile della Gsa. Sono in corso ulteriori azioni finalizzate all'acquisizione di altre risorse che, una volta concretizzate, potrebbero portare il disavanzo della sanità a meno 20 milioni e non di 200 milioni come ipotizzato dalla minoranza», ha affermato il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale, Massimo Verrecchia, «un buon lavoro, quindi, dell’assessore Veri e dei quattro direttori delle Asl che hanno consegnato dei piani seguendo le indicazioni fornite con la legge regionale del maggio scorso. I tagli saranno concentrati sulla spesa farmaceutica e sui dispositivi senza toccare la spesa del personale».
E di buona performance parla anche il presidente Marsilio, citando un report del quotidiano La Repubblica: «I dati presentati da Agenas», dice Marsilio, «evidenziano come quasi tutte le regioni del centro-sud registrano un saldo negativo nella mobilità sanitaria e un peggioramento dei conti rispetto all'anno precedente. L'Abruzzo, attestandosi a -90 milioni di euro, registra un segnale positivo rispetto ai dodici mesi precedenti: l'unica regione che fa registrare una diminuzione del passivo rispetto al 2023, a dispetto di tutte le accuse che lancia il centrosinistra. Un trend che siamo intenzionati a migliorare ulteriormente».
SANITà MALATA
«Nessun rimedio per la sanità abruzzese, di nuovo malata a causa della inefficiente governance degli ultimi cinque anni e anche povera, per via del pesante disavanzo collezionato dalle quattro Asl», l'attacco del segretario regionale Pd, Daniele Marinelli, del capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, e dei consiglieri Dino Pepe, Antonio Di Marco, Antonio Blasioli, Sandro Mariani e Pierpaolo Pietrucci, «dopo aver negato il debito, ora ci troviamo una situazione catastrofica: nel 2024 si passa da 185.493.026 milioni di euro a quasi 200 milioni, nonostante i tagli fatti e quelli previsti che stanno già mettendo a dura prova servizi e prestazioni degli abruzzesi. Queste ultime scese da 158.000 del 2018 a 137.000 nel 2023. Restano da coprire ben 128 milioni di euro, come confermato in Commissione, con un’ipoteca non da poco sulla Regione, che dovrà trovare le coperture a tre mesi dalla fine del 2024».
Per la minoranza in consiglio si è aperta una guerra tra le Asl: «Non c’è un criterio di azione omogeneo, ogni Asl pensa per sé, una contro l’altra armata», dicono i consiglieri di opposizione, «L’Aquila e Chieti contestano la modalità di trasferimento del fondo sanitario e sostengono di essere state sottofinanziate, accusando la programmazione regionale di prevedere una sanità sperequata, con differenze economiche fra territori che minano il principio dei servizi di prossimità. Tre Asl su quattro mettono nero su bianco l’inattuabilità della rete ospedaliera approvata dal consiglio regionale, anche a causa – come si legge nella relazione della Asl di Chieti – «della mancata valutazione dell’impatto economico e della compatibilità delle risorse finanziarie, umane e tecnologiche per la messa a regime della nuova rete ospedaliera e di quella territoriale».
La Asl di Pescara parla, invece, di «comportamenti opportunistici delle altre» e rileva «che si deve occupare molto di più della mobilità intraregionale, rinunciando a una parte della mobilità attiva con aggravio dei costi. Anche la Asl di Teramo attacca la Regione sul trasferimento del fondo sanitario regionale».
«Intanto», conclude la minoranza, «le misure indicate nei piani si ripercuotono sugli abruzzesi, con la riduzione dei medicinali coperti, i tagli delle prestazioni richieste dalle unità operative, gli accorpamenti dei reparti e persino il blocco del turn over. Non consentiremo una manovra di lacrime e sangue senza rimedi e con la prospettiva di un nuovo commissariamento. Ci sono in ballo la stabilità della Regione e, soprattutto, il diritto alla salute e di cura degli abruzzesi».
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