Scheletro di donna: ecco  la pescarese di 1.600 anni fa 

Trovato anche un frammento di vassoio ancora più antico. Masci: pagina storica

PESCARA. Forse è di una donna lo scheletro di 1600 anni fa riaffiorato dal campo sportivo Rampigna, a pochi metri dai resti cinquecenteschi della piazzaforte riportati alla luce nei giorni scorsi. Per ora, è certo invece, che appartenga a una persona adulta, alta 1 metro e 50-60 centimetri. E' pomeriggio inoltrato, ieri, quando il sindaco Carlo Masci si precipita al Rampigna e fa la clamorosa scoperta che potenzia l'immagine di una città che, prima d'ora, ha sempre ricoperto i suoi tesori.
Un gruppo di archeologi delle Belle Arti e antropologi della D'Annunzio, scava, spazzola e imbusta l'importantissimo reperto rintracciato a due metri e mezzo di profondità, incuneato in un terreno argilloso da cui si affacciano spuntoni di un insediamento abitativo tardo romano, nel cuore della necropoli di Ostia Aterni, a nord del fiume.
UNA NUOVA STORIA «Oggi è un grande giorno per la città di Pescara che disegna una nuova storia su una pagina antica», è il commento del sindaco Masci, che segue i lavori, emozionato e con le lacrime agli occhi, «abbiamo trovato il primo e il più antico cittadino, che chiameremo Pescara e che la città potrà ammirare nel museo delle Genti d'Abruzzo dove sarà collocato, appena possibile. Stiamo scoprendo la storia di una città nuova che poggia su quella antica, di cui sapevamo, ma che non conoscevamo e che abbiamo fortemente voluto far tornare alla luce».
UN PEZZO DI VASSOIO L'eccezionale scoperta, è accompagnata da un'altra, non meno importante: «Gli archeologi», rivela Masci, «hanno trovato anche una maiolica d'importazione, forse un pezzo di vassoio, risalente a 2500 anni fa. Un reperto di lusso. Questo ci racconta che Pescara, ai tempi, era un porto commerciale che faceva affari fiorenti, probabilmente con la Grecia».
I lavori di scavo sono coordinati dall'archeologo Andrea Staffa, funzionario della Sovrintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell’Abruzzo (diretta da Rosaria Mencarelli): «E' il primo pescarese antico», spiega commosso al telefono, «mai accaduto che trovassimo uno scheletro intero, durante le nostre numerose indagini sul territorio cittadino, sempre resti di ossa sparse qua e là. Da anni lavoriamo a questo risultato che abbiamo potuto raggiungere grazie alla volontà del sindaco Carlo Masci che ha fortemente voluto questi scavi», i cui oneri sono a carico del Comune.
«Ciò conferma», prosegue Staffa, «che siamo in presenza di una necropoli nel campo Rampigna, come da sempre ipotizzato. Continueremo a indagare, troveremo di sicuro altri cittadini di età antica».
IMMERSO NEL FANGO I dettagli tecnici dell'operazione sono affidati all'archeologo Luca Cherstich, originario di Zara, della Soprintendenza teatina e agli antropologi Jacopo Cilli e Iuri Icaro, dell'unità operativa di Antropologia (diretta da Luigi Capasso) dell'università D'Annunzio. Lo scheletro è stato rintracciato a una profondità del terreno, nell'angolo sud dello storico campo sportivo Rampigna, immerso nel fango argilloso e sommerso da una falda acquifera. Il reperto era aadagiato nella fossa terragna», spiegano gli esperti, «con la testa poggiata su un cuscino funerario, avvolto in un semplice sudario o cassa lignea, elementi ancora da verificare. I resti, risalenti all'epoca tardo romana, tra il terzo e il quinto secolo, trovati in questo che è confermato essere il sito di Ostia Aterni lato nord, saranno ricomposti nei nostri laboratori di Chieti e poi riconsegnati alla città di Pescara».
Dopo questa ennesima scoperta, il Rampigna, disseminato di scavi e storia sommersa, dovrà trovare una nuova identità. «Cercheremo un modo per far convivere la storia e lo sport in questo insediamento», è la promessa di Masci.