ABRUZZO

Sciopero dei bus nel giorno della riapertura delle scuole: lunedì nero per studenti e operai 

I mezzi si fermano 4 ore: ecco il calendario che cambia da società a società. Fra i motivi della protesta i mezzi troppo vecchi e il concorsone bloccato

PESCARA. Rientro a scuola con lo sciopero dei bus. E' quanto accade oggi, lunedì 16 settembre, in Abruzzo a causa della protesta indetta dai sindacati del trasporto pubblico.

Si prospetta un lunedì nero  per i pendolari della scuola. E non solo per loro. La Tua, società regionale di trasporto pubblico, insieme a Baltour e Tessitore, si fermano dalle 9 alle 13. I lavoratori di Ama incrociano le braccia tra le 9,10 e le 13,10, mentre Di Fonzo, Napoleone, Cerella e Di Giacomo scioperano dalle 8,30 alle 12,30. Satam si ferma dalle 9 alle 12. I lavoratori del Centro turistico del Gran Sasso scioperano nelle ultime 4 ore del turno. Per tutte le altre aziende abruzzesi di Tpl (trasporto pubblico locale), non comprese in questo elenco diffuso da una parte dei sindacati, lo sciopero riguarda la fascia oraria compresa tra le 9 e le 13.
Ma non dipende da una scelta sindacale il fatto che la data dello sciopero generale del trasporto pubblico coincida con la riapertura delle scuole. I tempi infatti sono scanditi dall’applicazione delle norme che regolano il diritto di sciopero. Un’astensione collettiva che ha alla base una serie di motivi, tutti  illustrati, nel giorni scorsi, dai sindacalisti Franco Rolandi, Patrizio Gobeo, Domenico Fontana, Luigi Scaccialepre e Aurelio Di Eugenio (vedi foto), tutti della Filt Cgil, ai quali  si sono aggiunti Fit Cisl e Faisa Cisal.

Non partecipano invece Uil Trasporti, Ugl autoferrotranvieri e Orsa. Si prevede che su circa 2.500 dipendenti delle società abruzzesi del Tpl, almeno un buon 50 per cento di addetti incroco le braccia.

In cima alla lista di ciò che per i sindacati non va c’è il concorsone delle beffe: 1.200 partecipanti lasciati a bagnomaria. Un beffa perché per partecipare al concorso da 55 posti da meccanico alla Tua si chiedeva il possesso della patente D. Così gli aspiranti meccanici hanno anche speso un migliaio di euro a testa per conseguire questo tipo di patente, con il risultato che il concorso bandito nel 2016 è fermo e le assunzioni ancora di là da venire.

E poi c'è la questione dei mezzi vecchi. L'età media  è di di circa 12 anni, contro i sei anni della media europea. I 206 nuovi autobus attesi per febbraio dell’anno scorso non sono entrati in funzione. La conseguenza è il fermo macchina di 300 mezzi a fronte degli 865 a disposizione dell’azienda. Nel frattempo anche i meccanici interinali assunti in attesa della conclusione delle procedure concorsuali sono stati mandati a casa. E per di più i bus “Euro 0” non possono più circolare per legge. Quindi anche questi si fermeranno.
Un’altra spina è che quasi due milioni di chilometri di linee “a domanda debole” saranno affidati in concessione a società private, come prevede la delibera approvata lo scorso 29 luglio dalla giunta.
I sindacati sono molto preoccupati perché «appare evidente come l’applicazione del contratto autoferrotranvieri non costituisca un vincolo per l’azienda sub-affidante. Non ci sarebbe da sorprendersi dell’utilizzo di autisti pensionati o di un vero e proprio dumping contrattuale. Ci sembra una privatizzazione mascherata». Così dice la Cgil. Ma la lista prosegue.
Il fondo unico locale del trasporto pubblico, dal 2014 al 2018, è passato da 187 milioni a 177 milioni l’anno, subendo un taglio di circa 10 milioni l’anno. «L’attuale governo regionale», secondo il sindacalista Rolandi, «non sembra affatto intenzionato a voler invertire il trend negativo».
E infine il caso del biglietto unico diventato l’ennesima incompiuta perché vige soltanto nell’area metropolitana Pescara-Chieti. «La sua mancata estensione a livello regionale», denuncia Rolandi, «determina un’inaccettabile sperequazione in termini di sviluppo e incentivazione all’uso del mezzo pubblico». (l.c.)