Scompare l'ente previdenziale, senza pensione dopo 37 anni di lavoro all’ex cinema Michetti di Pescara

Lo storico proiezionista Conti vive in povertà da mesi. Scomparsi sia il suo mestiere sia il suo ente previdenziale assorbito dall'Inps

PESCARA. Il suo mestiere non esiste più, divorato dalla tecnologia, e anche la sua pensione sembra svanita nel nulla insieme a poco meno di 40 anni di contributi regolarmente versati all’ormai defunto Enpals (ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo) ora assorbito dall'Inps.

Questa è la storia di Antonio Conti, mitico proiezionista dell’ex cinema Michetti, ridotto in povertà dalla burocrazia kafkiana. Ma Tonino, come tutti lo chiamano in città, è un brav’uomo, è facile volergli bene, e ha trovato delle brave persone a loro volta che hanno fatto propria la battaglia che lui non ha gli strumenti per combattere. Pescarese doc, appena diciottenne e ancora in servizio militare, nell'estate del 1969 Tonino trovò lavoro nel Teatro Michetti con la qualifica di maschera, figura professionale oggi scomparsa dai giganteschi multisala, ma che molti ricordano bene: lui era l’omino munito di torcia elettrica che accompagnava nei posti liberi gli spettatori. Ma lui più che dalla sala era affascinato da quella cabina in alto con quel buco quadrato da cui usciva un fascio di luce che sullo schermo, come per magia, diventava immagine e sogno. Saliva spesso in cabina di proiezione, chiedeva di tutto sul macchinario su cui scorreva la pellicola e il paziente proiezionista gli svelava ogni segreto.

Insomma sembra disegnato su di lui il piccolo Totò protagonista del film “Nuovo Cinema Paradiso”: domanda dopo domanda, imparò il mestiere e alla morte dell'operatore storico venne promosso alla carica di proiezionista. Da allora fino alla chiusura del Michetti concorse al divertimento dei pescaresi, la sua grande passione erano i cartoni della Disney, di cui conserva gelosamente tutte le locandine. Lavorava «per far divertire gli altri», ricorda e «quando gli altri festeggiavano, a Natale, Epifania, Pasqua e carnevale che fosse, io ero lì, in cabina a montare e proiettare pellicole».

Dopo la chiusura del cineteatro si riciclò in diverse sale cinematografiche moderne, rimpiangendo sempre«l'atmosfera e il fascino del vecchio Michetti». Montava e proiettava pellicole fatte della infiammabile celluloide per passare poi al più sicuro triacetato di cellulosa. Continuava il suo lavoro con nelle orecchie «il frullo delle macchine da proiezione, le risate dei bambini e qualche pianto commosso».

Quando incominciarono a proiettare film utilizzando supporti informatici capì che la sua stagione di proiezionista era finita. Raccolse i suoi ricordi, si ritirò, e senza alcun reddito si pose in attesa della sua pensione che avrebbe percepito a seguito di 37 anni e 6 mesi di contributi che aveva versato. Inoltrò la prima domanda nel settembre del 2014, che venne respinta in quanto non aveva ancora raggiunto il requisito dell'età. Tonino si mise il cuore in pace e decise di attendere ancora un anno. Con la moglie invalida, senza figli, in una casa popolare di via Panaro a San Donato, è sopravvissuto con 40 euro al mese della social card e racimolando qualche spicciolo il sabato notte: dalle 22 alle 4 del mattino andava in giro per i bar, aiutando a riassettare in cambio di qualche euro ed un cappuccino caldo. Finalmente arriva il settembre 2015, Antonio ha maturato tutti i requisiti, e può accedere alla la famosa finestra di pensionabilità del 1° ottobre 2015. Presenta una nuova richiesta di pensione di vecchiaia che viene regolarmente acquisita dall'Inps. Attende, attende, attende... Solo a partire dal dall'aprile 2016, dopo otto mesi, Tonino su consiglio dei suoi amici richiede e ottiene, per sopravvivere e non uscire più di notte a lavorare, l'assegno sociale di circa 400 euro al mese che, tenuto conto, della critica situazione gli venne concesso in meno di due mesi. Ad oggi tutto quello che ha riscosso gli è servito solo per pagare le pendenze arretrate di Enel, gas, acqua, e affitto della casa popolare. Arriviamo al nono mese. E l'ex Enpals risulta totalmente impermeabile e refrattario ad ogni richiesta. Ogni domanda e supplica cade nel vuoto, l'Enpals non è raggiungibile in alcun modo, non risponde a telefonate, non risponde a e-mail, non risponde a fax. Il call-center Inps ha dichiarato la sua impotenza e quindi si è arreso. Ogni canale conosciuto risulta drammaticamente impercorribile. Il 26 aprile scorso Antonio ha avuto un incontro con funzionari Inps di Pescara che gli hanno detto che l'ex Enpals non risponde neanche a loro.

Così, a distanza di nove mesi della richiesta di pensione di vecchiaia, Antonio Conti, dopo 40 anni di contribuzione versata, vive in miseria e non riesce ad avere la sua pensione.

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