Sconti sulla Tarsu, non c'è corruzione

Resta l'abuso d'ufficio, ma la finanza scova un danno di 65 mila euro per il Comune

MONTESILVANO. Sono stati autorizzati «senza motivo» e con il parere «contrario» di un dipendente comunale gli sconti sulla Tarsu superiori a trentamila euro, i ribassi fino alla metà dei metri quadrati da versare al Comune, i favori di bloccare le richieste di pagamento. A dirlo è lo stesso dipendente del Comune ascoltato dalla finanza nell'inchiesta sulle agevolazioni irregolari della tassa sui rifiuti. Il dipendente parla di favori accordati sulla parola, senza controlli.

L'indagine coinvolge l'ex assessore alle Finanze della giunta Cantagallo Paolo Di Blasio, l'ex dirigente Pasquale Di Giuseppantonio e una dipendente comunale, Cinzia Sanzogni. Ma per la procura di Pescara non c'è stata corruzione: la prima ipotesi di reato formulata dalla finanza, corruzione in atti d'ufficio, è stata derubricata in abuso d'ufficio.

Dopo un'udienza rinviata il 21 dicembre per difetto di notifiche, i tre devono presentarsi ancora davanti al giudice Carla De Matteis.

NO ALL'ARCHIVIAZIONE
Per Di Blasio, Di Giuseppantonio e Sanzogni, al termine di sei mesi di indagine condotte dalle fiamme gialle, la procura ha chiesto l'archiviazione non ritenendo di avere in mano gli elementi per procedere. Ma il giudice De Matteis si è opposta e, quindi, è arrivata la richiesta forzata di processo. Con la camera di consiglio, un'udienza filtro al processo, il giudice dovrà ascoltare le ragioni degli indagati e potrà disporne l'archiviazione o l'imputazione coattiva.

Parte offesa è il Comune che, in base ai calcoli della finanza, ha ottenuto un danno economico superiore ai 65 mila euro. Otto, tra imprese e cittadini, sono finiti sotto la lente degli investigatori.

PARLA IL DIPENDENTE
A un carrozziere di via Cavallotti è stato accordato uno sconto di 28.500 euro sulla Tarsu. Nella sua testimonianza alla finanza, il dipendente del Comune svela un retroscena e disegna un sistema di favori: per il carrozziere, dice, «non ho rinvenuto tra gli atti la documentazione giustificativa di tali discarichi. I discarichi sono stati effettuati senza alcuna motivazione, senza alcun referto istruttorio, non sussistendo i presupposti e, personalmente, mi sono rifiutato categoricamente anche di vistarli giungendo, tra l'altro, a uno scontro verbale». Secondo la finanza, il dipendente contrario ad autorizzare gli sconti ha litigato con Di Giuseppantonio.

Allo stesso carrozziere, è stata bloccata una cartella di pagamento emessa dalla Soget per novemila euro. Così il dipendente comunale racconta alla finanza: «Non risulta agli atti alcuna documentazione comprovante l'annullamento di tale provvedimento».

IL REBUS DELLE DATE
Dal caso di un costruttore con un locale commerciale di due piani in via Vestina - ma con la bolletta Tarsu limitata soltanto al primo livello e con un taglio di 765 metri quadrati di superficie - spunta un triangolo impossibile di date: per la finanza, è la dimostrazione dell'«esistenza di un intesa, o meglio di un accordo tra Di Blasio e Di Giuseppantonio». Il 13 gennaio 2005 la ditta fa richiesta al Comune per non pagare la Tarsu del secondo piano e, dopo quattro giorni, il 17 gennaio, il beneficio viene «prontamente accolto», annota la finanza. Ma la pratica risulta assegnata all'ufficio Tributi del Comune undici giorni dopo l'accoglimento della domanda e cioè il 28 gennaio.

A un'altra ditta, con sede in viale Kennedy, risulta «indebitamente discaricata» la somma di 32.775 euro. A un'impresa di via Giolitti è arrivato uno sconto di 2.533 euro e, anche in questo caso, con il parere negativo del dipendente che sulla pratica fa scrivere «visto e disposto dal dott. Di Giuseppantonio». Ufficio non calcolato, con un vantaggio di mille euro, a una falegnameria di corso Umberto.

«ERO CONTRARIO»
In tre casi emerge l'ipotesi di favori a dei cittadini. Questa la testimonianza del dipendente: «Se ricordo bene, prima di compilare il modello, mi fu riferito dal dirigente che ai signori veniva sottoposta a tassazione una maggiore superficie a quella effettiva per cui bisognava provvedere alla rettifica. Poiché mi consideravo estraneo ai fatti e addirittura contrario alla rettifica anche perché bisognava procedere ad accertamento non avendo alcun riscontro oggettivo, provvedetti a far sottoscrivere il modello a Di Giuseppantonio e, nel contempo, ad apporre la dicitura "firmato dal dott. Di Giuseppantonio" visto che la firma del dirigente non risultava leggibile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA