Scrutini, la protesta si allargablocco anche a Pescara

La protesta dei docenti dell'Alessandrini contro riforma e manovra del governo si estende anche al Da Vinci e altre scuole del capoluogo
MONTESILVANO. Blocco degli scrutini, il 14 e 15 giugno, all'Itc Alessandrini. Da Montesilvano la protesta degli insegnanti contro la riforma del ministro Maria Stella Gelmini si allarga a Pescara: saranno due giorni di sciopero anche al liceo scientifico Da Vinci. Il blocco degli scrutini potrebbe essere organizzato anche all'Itc Manthoné e all'Itc Acerbo. Resta in dubbio anche il liceo classico D'Annunzio.
Oggi alle 17 nel cortile della scuola di via D'Agnese si è svolto un incontro tra gli insegnanti: la riunione è stata organizzata all'aperto perché, spiegano gli insegnanti in un manifesto già rilanciato dai siti Internet del mondo scolastico, «i locali della scuola non sono utilizzabili in quanto manca la convocazione dell'assemblea da parte di un'organizzazione sindacale».
Il blocco degli scrutini, in programma il 14 e 15 giugno, è già stato deciso. Inoltre, una delegazione di insegnanti dell'Alessandrini parteciperà, lunedì prossimo, «in autonomia» al presidio organizzato dai Cobas davanti alla sede Rai, in via De Amicis a Pescara, per «restituire visibilità all'opposizione nei confronti della riforma Gelmini». Secondo gli insegnanti dell'Alessandrini, la riforma e la manovra economica del governo «rappresentano un grave attacco alla scuola pubblica. Una scuola ridotta a un contenitore vuoto, in cui non c'è posto per una conoscenza disinteressata né per lo sviluppo di un pensiero libero e critico, ma solo per l'acquisizione di competenze spendibili sul mercato».
Sono undici i punti critici elencati dai docenti: «Cancellazione di sperimentazioni e riduzione degli indirizzi; accorpamento delle discipline ed eliminazione ingiustificata di alcune di esse; diminuzione del monte ore settimanale; aumento degli alunni per classe fino a 33; riduzione delle risorse per il sostegno degli alunni disabili; riduzione dei finanziamenti per le attività integrative; totale eliminazione delle compresenze; tagli alle ore di laboratorio; tagli al tempo pieno nella scuola primaria; tagli al personale tecnico-amministrativo con grave danno per l'organizzazione del lavoro; tagli, per settembre 2010, di 41.200 posti tra docenti e personale Ata, dopo i 57 mila dell'anno in corso».
Le richieste dei docenti sono «un immediato confronto», «abolizione dei tagli», «ridefinizione delle assunzioni a tempo indeterminato per i precari, in particolare modo in Abruzzo dove sono stati sospesi dagli incarichi anche coloro che vivono il dramma del post-terremoto». Tra le richieste, c'è anche quella che «a pagare la crisi siano le grandi rendite finanziarie e non i lavoratori già pesantemente colpiti». Un messaggio anche ai sindacati, accusati di essere «filogovernativi».
Oggi alle 17 nel cortile della scuola di via D'Agnese si è svolto un incontro tra gli insegnanti: la riunione è stata organizzata all'aperto perché, spiegano gli insegnanti in un manifesto già rilanciato dai siti Internet del mondo scolastico, «i locali della scuola non sono utilizzabili in quanto manca la convocazione dell'assemblea da parte di un'organizzazione sindacale».
Il blocco degli scrutini, in programma il 14 e 15 giugno, è già stato deciso. Inoltre, una delegazione di insegnanti dell'Alessandrini parteciperà, lunedì prossimo, «in autonomia» al presidio organizzato dai Cobas davanti alla sede Rai, in via De Amicis a Pescara, per «restituire visibilità all'opposizione nei confronti della riforma Gelmini». Secondo gli insegnanti dell'Alessandrini, la riforma e la manovra economica del governo «rappresentano un grave attacco alla scuola pubblica. Una scuola ridotta a un contenitore vuoto, in cui non c'è posto per una conoscenza disinteressata né per lo sviluppo di un pensiero libero e critico, ma solo per l'acquisizione di competenze spendibili sul mercato».
Sono undici i punti critici elencati dai docenti: «Cancellazione di sperimentazioni e riduzione degli indirizzi; accorpamento delle discipline ed eliminazione ingiustificata di alcune di esse; diminuzione del monte ore settimanale; aumento degli alunni per classe fino a 33; riduzione delle risorse per il sostegno degli alunni disabili; riduzione dei finanziamenti per le attività integrative; totale eliminazione delle compresenze; tagli alle ore di laboratorio; tagli al tempo pieno nella scuola primaria; tagli al personale tecnico-amministrativo con grave danno per l'organizzazione del lavoro; tagli, per settembre 2010, di 41.200 posti tra docenti e personale Ata, dopo i 57 mila dell'anno in corso».
Le richieste dei docenti sono «un immediato confronto», «abolizione dei tagli», «ridefinizione delle assunzioni a tempo indeterminato per i precari, in particolare modo in Abruzzo dove sono stati sospesi dagli incarichi anche coloro che vivono il dramma del post-terremoto». Tra le richieste, c'è anche quella che «a pagare la crisi siano le grandi rendite finanziarie e non i lavoratori già pesantemente colpiti». Un messaggio anche ai sindacati, accusati di essere «filogovernativi».