SERVIRE GLI STUDENTI O SERVIRE I PROFESSORI
Diciamolo subito: non è che le università abruzzesi siano uscite benissimo dalle graduatorie sulla qualità della ricerca stilata dall'Anvur, l'Agenzia del ministero dell'istruzione. Tra le eccellenze non figura nessuno dei nostri atenei, fatto salvo Teramo, lontani da riferimenti indiscussi come Padova, Trento e Pisa, quest'ultima presente al vertice con due mostri sacri come il Sant'Anna e la Normale. A scorrere i dati pubblicati dal Sole 24 Ore, poi, solo Chieti sembra svettare nella classifica relativa alle Scienze Fisiche. E allora l'occasione è buona per porci un paio di domande.
1) Ho l'impressione che la crisi stia cambiando in modo violento il ruolo degli atenei: passato il lungo periodo post-sessantottino della laurea di massa, stiamo tornando a un numero di iscritti più contenuto, con la necessità di dare non un pezzo di carta (sempre più svalutato), ma una reale formazione d'eccellenza. In poche parole: la crisi non permette più di perdere tempo e denaro in corsi-parcheggio, che altro non sono se non la continuazione dei licei. Bisogna concentrarsi sulle eccellenze e su quelle investire, mentre spesso assistiamo a una moltiplicazione di corsi creati più per dare un posto a docenti mediocri che non per rendere un servizio agli studenti. In Abruzzo abbiamo tre atenei e sappiamo che tali resteranno per l'insuperabile forza dei campanili: possiamo almeno evitare le duplicazioni e far sì che si riconoscano e aiutino le altrui eccellenze? Gli studenti oggi hanno possibilità di scelte infinite e possono spostarsi facilmente in Europa con il low cost: resteranno vicino a casa solo con offerte convincenti.
2) Classifiche come quelle dell'Anvur finiscono per pesare parecchio: i soldi che il ministero ha a disposizione sono sempre meno e una buona fetta viene distribuita proprio in base a tali graduatorie. Questo significa che la forbice tra atenei eccellenti e atenei mediocri è destinata ad allargarsi, mettendo i secondi in una situazione di drammatica carenza di risorse. Non solo: i professori più bravi tendono a privilegiare le università piu celebrate (e ricche), e sappiamo quale effetto di richiamo può esercitare un docente talentuoso. Il prossimo anno l'Anvur pubblicherà anche le classifiche sulla didattica e sarebbe un guaio se i punteggi dei nostri non fossero esattamente da 30 e lode. Morale: è tempo per le nostre università di farsi un bell'esamino in casa, procedendo poi a scelte coraggiose anche se queste ultime dovessero rivelarsi impopolari. I nemici da battere sono l'autoreferenzialità e il vizietto abruzzese di pensare, sbagliando, che si possa essere al massimo bravini, non bravi e tantomeno bravissimi. Bisogna puntare in alto e crederci, scommettendo sui veri talenti e limitando al minimo fisiologico i somari raccomandati.
Buona domenica a tutti.