Sotto choc gli amici di Stefano D'Anteo, lo scalatore morto in montagna: «Il tuo spirito vivrà in ogni vetta»

Tanti messaggi di cordoglio per il 35enne colpito da un masso dopo l’arrampicata. Perilli (Soccorso alpino): «In quella zona mai incidenti così gravi, è stata una fatalità»
PESCARA. Escursionisti abruzzesi e “climber” in lutto per la scomparsa improvvisa di Stefano D’Anteo, 35 anni, di Montesilvano, morto sabato pomeriggio, a Roccamorice, dopo aver scalato la parete dell’Orso, molto frequentata. Stefano, magazziniere per un’azienda della zona ed ex studente dell’istituto tecnico Alessandrini di Montesilvano, se n’è andato nel luogo che più amava: la montagna. Una passione curata fin da piccolo, da quando mamma Paola e papà Gianpietro lo portavano a visitare i posti più suggestivi d’Abruzzo e di altre regioni d’Italia. Figlio unico, da loro ha probabilmente ripreso anche la dinamicità e lo spirito sportivo, visto che per anni i genitori hanno gestito una scuola di ballo latino americano, a Montesilvano.
Sabato l’ultima arrampicata di Stefano, che insieme con altri due amici ha raggiunto la parete rocciosa di Roccamorice, in zona Macchie di Coco, per trascorrere la giornata in uno dei suoi luoghi del cuore. Il masso si è staccato dalla parete proprio quando Stefano era arrivato giù e stava per slegare l’imbracatura. Fatale per lui il colpo alla testa dal masso, che poi si è inevitabilmente frantumato. I suoi amici, invece, riscesi assieme a lui lungo la falesia, hanno fortunatamente riportato solo delle lievi contusioni. Ieri, però, erano particolarmente scossi e non se la sono sentiti di parlare. «Un momentaccio per tutti, una vera tragedia», dicono alcuni climber, che lo conoscevano poco, ma che comunque sono rimasti particolarmente colpiti da quanto accaduto. «Una dinamica incomprensibile», dicono.
Immediato, nel pomeriggio di sabato, l’intervento del soccorso alpino, ma anche dei vigili del fuoco, arrivati sul posto con squadre e mezzi dei distaccamenti di Pescara e Alanno, ma anche con il supporto del reparto Volo. Giunti nella zona della parete dell’Orso, dove tra l’altro il sentiero è particolarmente impervio, i soccorritori hanno constatato che un grosso masso, distaccatosi dalla soprastante falesia, aveva colpito improvvisamente il 35enne e per lui, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. La morte è stata accertata dal personale sanitario del 118. Dopo il recupero con l’elicottero, la salma è stata inizialmente trasferita al campo sportivo di Roccamorice, dove è stata posta a disposizione dei carabinieri di Popoli. L’area dell’incidente è stata nel frattempo posta sotto sequestro.
Daniele Perilli, presidente del Soccorso alpino e speleologico Abruzzo spiega: «La zona di Roccamorice è molto frequentata dagli appassionati scalatori e tragedie come quella di sabato non si sono mai verificate. Certo, ci sono stati altri incidenti, ma non così gravi. Quel che è successo nel primo pomeriggio di sabato è un fatto eccezionale, anche se in montagna i pericoli sono dietro l’angolo e bisogna sempre stare attenti. Parlerei, però, di fatalità e non di mancanza di sicurezza. Ripeto, quella è una parete rocciosa, molto apprezzata dai climber. In tal caso non credo ci siano state mancanze o disattenzioni particolari. Il masso si è staccato e ha colpito il giovane: una vera tragedia».
Tanti i messaggi di cordoglio pubblicati su Facebook: «Non è nostra usanza, non è nostra pratica, ma tu, Stefano, ci mancherai… non ci sono parole per quello che è successo. Un posticino al tavolo 5 per te ci sarà sempre al rifugio, sei e rimarrai un grande amico», si legge sulla pagina social del “Rifugio Cima Alta”, di Prati di Tivo. E un’amica scrive: «Te ne sei andato facendo ciò che amavi, lassù tra le montagne, la tua casa e la tua passione. È difficile accettarlo, impossibile comprendere perché. Porterò per sempre con me la tua voglia di vivere, il tuo sorriso e la tua forza. Ciao amico mio, il tuo spirito vivrà in ogni vetta e in ogni respiro di libertà».
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