Sparò a Yelfry: l’udienza slitta E sulla perizia è già battaglia

19 Maggio 2023

La discussione in aula di ieri è saltata per l’assenza dell’imputato Pecorale, bloccato da un malore Ma i legali del cuoco chiedono di rivedere la diagnosi della psichiatra: serve un’indagine suppletiva

PESCARA. Slitta all’8 giugno la discussione sulla perizia psichiatrica a carico di Federico Pecorale, l'uomo originario di Montesilvano ma residente in Svizzera, accusato del tentato omicidio del cuoco di Casa Rustì, Yelfry Rosado Guzman, 23 anni, raggiunto da più colpi di pistola esplosi da Pecorale il 10 aprile del 2022 nel locale di piazza Salotto, per la salatura non gradita degli arrosticini.
Ieri l’imputato, che deve essere giudicato con il rito abbreviato davanti al gup Francesco Marino (discussione fissata al 22 giugno), era assente per un malore che non ha permesso il suo trasferimento dal carcere di Velletri dove è detenuto.
«Un rinvio che ci dà respiro», afferma l’avvocato Piero Bisceglie che assiste la famiglia del cuoco di Santo Domingo costretto sulla sedia a rotelle dopo la sparatoria, «perché abbiamo diverse perplessità su questa perizia, in quanto secondo noi c’è un problema di diagnosi». La psichiatra nominata dal gup, Federica Vellante, aveva concluso sostenendo che l’imputato, al momento del fatto, aveva la capacità di intendere e di volere grandemente scemata per la sua patologia. La parte civile non è d'accordo sulle conclusioni della psichiatra e quindi questo rinvio dovrà servire «per ragionare più a fondo», aggiunge l’avvocato Bisceglie, «e vedere meglio gli atti del fascicolo visto che, in questi giorni, ci sono state delle produzioni documentali da parte di Pecorale, delle quali disconosciamo il contenuto».
L'obiettivo della parte civile è quello di rivedere quella diagnosi: «Vediamo se è possibile prospettare al giudice una diversa diagnosi, fatta attraverso una indagine suppletiva. Vorremmo che il giudice leggesse gli elementi portati dal perito in un modo diverso». E a chiarire interviene uno dei periti della famiglia Guzman, il dottor Michele D'Andreagiovanni: «Gli elementi raccolti finora, e cioè l’anamnesi familiare e sociale dell’imputato, i test fatti in precedenza, gli esami clinici, potrebbero anche essere sufficienti per divenire a una diagnosi corretta. Il supplemento lo chiediamo soltanto per portare la giustizia a capire bene la personalità del soggetto, anche se a nostro parere gli elementi che abbiamo ci indirizzano verso un certo tipo di disturbo, non verso un altro, per cui ci sarebbe una differenza minima a livello diagnostico, ma sostanziale dal punto di vista penale».
Ma su un punto tutti concordano, come sostiene l'altro perito della famiglia, la criminologa Carmen Fedele: «Siamo tutti concordi sulla pericolosità sociale dell'imputato», per il quale il perito ha concluso affermando che, non essendo idoneo al carcere, per lui l’unica misura possibile e quella della Rems, il regime carcerario in una struttura sanitaria/terapeutica/riabilitativa. D'accordo per il rinvio anche il pm Fabiana Rapino e l'avvocato Valentina Aragona, difensore di Pecorale, che lo ha proposto proprio per l’assenza del suo assistito. Quel giorno, forse infastidito dal comportamento del cuoco al quale sollecitava una certa salatura degli arrosticini, Pecorale prima lo colpì con un pugno, poi estrasse la pistola che aveva con sé ed esplose più colpi anche quando Yelfry era a terra dietro il bancone. Poi si allontanò per noleggiare un taxi che lo portasse in Svizzera. Venne arrestato dalla polizia in autostrada nei pressi di Pesaro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA