PESCARA

Spari al cuoco, interrogatorio secretato: la difesa punta sulla provocazione

Pecorale parla per due ore davanti al pm. La linea difensiva: un attrezzo preso dal ragazzo dopo il pugno per gli arrosticini

PESCARA. Parla per circa due ore davanti al pm Fabiana Rapino, lo sparatore di Piazza Salotto, e il magistrato firma il decreto di secretazione delle sue dichiarazioni. Federico Pecorale, 29 anni, abruzzese residente in Svizzera, che il 10 aprile scorso ha ferito gravemente con quattro colpi di pistola Yelfry Rosado Guzman, il cuoco del locale “Casa Rustì” dove Pecorale era andato per il pranzo, ha voluto raccontare la sua versione dei fatti. Che cosa ha riferito al magistrato, come detto, al momento viene tenuto sotto stretto riserbo per evitare di inquinare l’inchiesta, anche se le modalità di quella sorta di “esecuzione” sono state riprese dalla telecamera interna al locale, e confermate da una testimone oculare: la dipendente Martina Tamalio, collega di Yelfry, che era a meno di un metro dalla vittima e proprio davanti allo sparatore.

Pecorale ieri è sembrato abbastanza tranquillo anche se mentalmente confuso, come avrebbe riferito il suo avvocato, Florenzo Coletti. Il legale, che ha avuto modo di visionare il filmato integrale di quell’escalation di violenza dentro il locale, aveva avanzato dei dubbi circa una sorta di provocazione, verbale e non, che Pecorale avrebbe ricevuto dal cuoco dominicano. E questo filmato, visto e rivisto anche a velocità ridotta, insieme alla ricostruzione fatta da Pecorale, potrebbe diventare lo snodo dell’inchiesta. L’arrestato è indagato per tentato omicidio con l’aggravante dei futili motivi legati alla non adeguata (secondo lui) cottura degli arrosticini che aveva ordinato.

Ma qualcosa deve essere successo dopo il pugno che Pecorale sferrò a Yelfry. La testimone parla di una reazione del cuoco che lei stessa avrebbe bloccato. Si parla di una possibile minaccia, non solo verbale, fatta dal pugile dominicano: magari anche con qualche attrezzo della cucina che il giovane aveva in quel momento a portata di mano, che potrebbe aver fatto scattare la follia di Pecorale che, a quel punto, avrebbe tirato fuori la pistola e sparato in due momenti diversi. Se la ricostruzione di Pecorale dovesse ripercorrere questa ipotetica versione della minaccia non solo verbale del cuoco, potrebbe cadere l’aggravante.

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