Stabilimenti, doppia stangata sui gazebo

I concessionari perdono la causa contro il Comune, costretti a pagare fino a 100mila euro di tasse arretrate e spese legali

PESCARA. Una stangata tra i 40mila e i 110mila euro. Ecco quello che dovranno pagare alcuni stabilimenti balneari della riviera nord tra tasse arretrate e spese di giudizio, dopo aver perso una causa in tribunale contro il Comune.

I concessionari ricorrenti hanno contestato per l’ennesima volta le richieste di pagamento della Cosap, inviate dal Comune, per aver occupato il suolo pubblico della riviera con tende, dehor, gazebo e tettoie. Il giudice, dopo aver respinto il ricorso, ha condannato i titolari al pagamento delle spese legali tra i 10mila e i 16mila euro.

Questo è l’ultimo capitolo di una storia che si trascina da una decina d’anni. Da quando venti stabilimenti balneari, quasi tutti posizionati sul lungomare Matteotti, si ribellarono alle richieste di pagamento per decine di migliaia di euro della Cosap (Canone per l’occupazione del suolo pubblico) degli anni dal 2003 al 2009 inviate dall’Aipa, il concessionario della riscossione del Comune. I balneatori ritennero di non dover pagare l’imposta, avendo già versato, per l’occupazione del suolo pubblico, il canone demaniale. Nacque così un lungo contenzioso, con ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato e alla Corte d’Appello, che si trascina in parte ancora oggi. Nei mesi scorsi, alcuni titolari degli stabilimenti, dopo aver perso tutte le cause, hanno deciso di pagare chiedendo una rateazione delle somme dovute al concessionario. Invece altri, tra cui Apollo, La Sirenetta e Trieste, hanno continuato la battaglia legale contestando altre cartelle di pagamento della Cosap arretrata, dal 2010 al 2014, inviate sempre dall’Aipa. Per questo motivo, è stato presentato ricorso contro Comune e Aipa davanti al tribunale di Pescara per l’annullamento o la disapplicazione degli atti contenenti le richieste di pagamento. E alcune settimane fa sono arrivate le sentenze. «Occorre tornare a ribadire», ha scritto il giudice unico Angelo Bozza, «che è infondata la richiesta di disapplicazione delle cartelle esattoriali per carenza di motivazione. Se si esaminano gli atti impugnati è possibile rilevare che trattasi di abusiva occupazione di spazi e aree pubbliche». Si legge ancora nella sentenza: «Le aree di proprietà dell’ente competente a richiedere il canone e quelle soggette a servitù di pubblico passaggio, sono soggette a Cosap. Irrilevante la natura o meno demaniale del bene; il lungomare di Pescara, strada urbana di quartiere, è soggetto alla normativa Cosap». Il giudice ha quindi rigettato le opposizioni e ha condannato i concessionari al pagamento, oltre della tassa arretrata, delle sanzioni e degli interessi, anche delle spese di giudizio.

Gli importi della Cosap arretrata, dal 2010 al 2014, delle sanzioni e degli interessi variano da 36mila a 95mila euro. A questi importi vanno aggiunte le spese legali, tra 10mila e 16mila euro.

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