Stalle abusive, parte l'ingiunzione a Chiodi

La Regione non abbatte le baracche e il Comune ordina al presidente di pagare le ruspe

MONTESILVANO. La Regione Abruzzo non ha demolito due stalle abusive per cavalli scoperte sul lungofiume. A sette mesi dall'ordine del Comune ignorato, parte un'ingiunzione al presidente Gianni Chiodi: entro 90 giorni, Chiodi deve far abbattere le due stalle «a proprie spese».

L'ordinanza 8 bis firmata dal dirigente dell'Abusivismo edilizio Costantino Di Donato e dal responsabile del procedimento Raffaele Minichilli mette la Regione Abruzzo con le spalle al muro: o si provvede ad abbattere le due stalle abusive - «Tre manufatti in legno con copertura in telo plastificato, tavole in legno e lamiere», così recita il documento - o deve essere il governatore Gianni Chiodi a prendere in mano la situazione. E a pagare il conto delle ruspe.

Se Chiodi non è d'accordo, precisa l'ordinanza, può fare ricorso al Tar entro 60 giorni o appellarsi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano entro quattro mesi.

Così il presidente, oltre al debito della sanità, al caos del dragaggio del porto di Pescara e agli screzi della politica, si ritrova a fronteggiare anche l'abusivismo sull'argine del fiume Saline.
Ma l'ordinanza 8 bis rischia di aprire un incidente diplomatico tra il sindaco Pasquale Cordoma e Chiodi, entrambi del Pdl: con la notifica del provvedimento a Chiodi, alla comandante dei vigili urbani Antonella Marsiglia «per la verifica dell'osservanza» e al dirigente dell'Urbanistica Marco Brescia, nei corridoi del Comune comincia a serpeggiare imbarazzo tanto che Cordoma preferisce restare in silenzio.

Comunque, il provvedimento dell'Abusivismo edilizio arriva sette mesi dopo un ordine identico che la Regione Abruzzo ha ignorato: il 28 agosto scorso i carabinieri hanno scoperto sul lungofiume, in un'area demaniale di proprietà regionale nei pressi dell'ex discarica di Villa Carmine, due stalle abusive per cavalli e tre bighe. Trovati anche due cavalli affidati al servizio veterinario della Asl di Pescara. Dopo la scoperta, il Comune ha «invitato» la Regione Abruzzo a intervenire con una nota del 6 settembre inviata al servizio del Genio civile in via Catullo a Pescara. Ma un sopralluogo della polizia municipale ha fatto scoprire che nessuno ha rimosso le capanne e che l'invito è rimbalzato nel vuoto: «Le opere abusive non sono state demolite», è la sintesi di un rapporto dei vigili urbani del 26 gennaio scorso. E così si arriva all'ordinanza 8 bis che impone a Chiodi di intervenire «a propria cura e spese» per far abbattere le opere abusive e «ripristinare lo stato dei luoghi»: «In caso di inottemperanza», così l'Abusivismo edilizio avverte Chiodi, «si procederà d'ufficio alla rimozione delle opere abusive a spese del contravventore».

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