«Stop al piano contro i rumori» Ora i locali si appellano al Tar
I gestori fanno ricorso e chiedono la sospensione del provvedimento approvato a maggio in consiglio Tra le contestazioni, le misurazioni effettuate nel periodo del Covid e le modifiche approvate in aula
PESCARA. Si apre lo scontro davanti al Tribunale amministrativo regionale sul Piano di risanamento acustico approvato a maggio in consiglio comunale. Un ricorso è stato presentato dall’avvocato Andrea Lucchi, che rappresenta i gestori dei locali del distretto di piazza Muzii, poco più di una ventina, interessati all’applicazione del Piano. Puntano ad ottenere subito la sospensione del provvedimento, già fortemente contestato anche dalle associazioni di categoria e fonte di contrasti all’interno della maggioranza del sindaco Carlo Masci proprio nel momento in cui andava votato questo strumento, portato in aula dall’assessore Isabella Del Trecco.
Il ricorso potrebbe essere solo il primo di una serie perché dal Piano discenderanno vari provvedimenti, che siano delibere o ordinanze, per rendere esecutive le varie misure di limitazione dei rumori nella zona della movida. E senza impugnare il Piano (che è un “atto presupposto”) sarebbe stato impossibile impugnare gli atti successivi.
Le contestazioni riguardano «sia questioni di merito che vizi formali», spiega sempre Lucchi entrando nel dettaglio. «I rilievi dell’Arta sui rumori che sono alla base del Piano risalgono all’estate del 2021 quando, in conseguenza del Covid, i locali avevano la possibilità di raddoppiare il numero dei tavoli per cui i risultati degli accertamenti sono falsati da questo dato. La perizia che hanno fatto realizzare i locali dimostra invece», prosegue l’avvocato, «che il livello dei rumori sfora i limiti anche quando non c’è pubblico: è sufficiente una minima presenza in quella zona per ottenere un effetto rimbombo e questo ci fa ritenere che il Piano sia solo punitivo nei confronti dei locali ma di per sé è inutile per superare la questione del rumore», sollevata dai residenti. Il caos nella zona della movida ha creato infatti una spaccatura totale con chi vive nel distretto di piazza Muzii: i cittadini chiedono di dormire tranquillamente e dopo tante battaglie hanno anche presentato una richiesta di risarcimento danni milionaria al Comune.
Ma c’è altro. «Il contenuto del Piano», continua Lucchi, «è stato emendato in aula dal consiglio comunale ma non sarebbe stato possibile procedere in questo senso perché il Piano va redatto da un tecnico (come in effetti è stato) e nel momento in cui viene modificato l’atto non è più opera di un tecnico. La possibilità di apportare delle variazioni esiste e passa attraverso le osservazioni che pure sono state presentate e ora vanno esaminate dagli uffici e votate in consiglio. Ma è diverso da quello che è accaduto nei mesi scorsi in aula». C’è anche un aspetto ulteriore. «La legge prevede che il Piano possa vedere la luce entro 12 mesi dal Piano di classificazione acustica, lo strumento che suddivide la città in zone e la cui finalità è quella di scongiurare l’inquinamento acustico. Ma questo Piano a Pescara non c’è più visto che uno risale al 2009 e uno, più recente, è fermo da aprile 2022 (sul sito della Regione, che ha rilasciato un parere, si legge che la procedura è in itinere)».
La speranza dei gestori dei locali è di bloccare gli effetti del Piano e ciò sarebbe possibile se venisse accolta la richiesta di sospensiva, e quindi prima ancora dell’esame del ricorso nel merito. Un pronunciamento, ma questa è solo un’ipotesi, si potrebbe avere a settembre.
Ma cosa prevede il Piano, per ridurre i rumori? La sospensione del rilascio di autorizzazioni in deroga ai limiti acustici, se non per eventi organizzati o compartecipati dal Comune; il personale adibito alla verifica delle procedure anti-rumore; maggiore sorveglianza delle forze dell’ordine; la sospensione dell’asporto delle bevande alcoliche nelle ore notturne; la sospensione preventiva dell'attività ai tavoli rispetto all’orario di chiusura. Uno dei passaggi chiave è rappresentato da un tavolo tecnico, il cui compito è di proporre gli interventi di contenimento da adottare.
Il ricorso potrebbe essere solo il primo di una serie perché dal Piano discenderanno vari provvedimenti, che siano delibere o ordinanze, per rendere esecutive le varie misure di limitazione dei rumori nella zona della movida. E senza impugnare il Piano (che è un “atto presupposto”) sarebbe stato impossibile impugnare gli atti successivi.
Le contestazioni riguardano «sia questioni di merito che vizi formali», spiega sempre Lucchi entrando nel dettaglio. «I rilievi dell’Arta sui rumori che sono alla base del Piano risalgono all’estate del 2021 quando, in conseguenza del Covid, i locali avevano la possibilità di raddoppiare il numero dei tavoli per cui i risultati degli accertamenti sono falsati da questo dato. La perizia che hanno fatto realizzare i locali dimostra invece», prosegue l’avvocato, «che il livello dei rumori sfora i limiti anche quando non c’è pubblico: è sufficiente una minima presenza in quella zona per ottenere un effetto rimbombo e questo ci fa ritenere che il Piano sia solo punitivo nei confronti dei locali ma di per sé è inutile per superare la questione del rumore», sollevata dai residenti. Il caos nella zona della movida ha creato infatti una spaccatura totale con chi vive nel distretto di piazza Muzii: i cittadini chiedono di dormire tranquillamente e dopo tante battaglie hanno anche presentato una richiesta di risarcimento danni milionaria al Comune.
Ma c’è altro. «Il contenuto del Piano», continua Lucchi, «è stato emendato in aula dal consiglio comunale ma non sarebbe stato possibile procedere in questo senso perché il Piano va redatto da un tecnico (come in effetti è stato) e nel momento in cui viene modificato l’atto non è più opera di un tecnico. La possibilità di apportare delle variazioni esiste e passa attraverso le osservazioni che pure sono state presentate e ora vanno esaminate dagli uffici e votate in consiglio. Ma è diverso da quello che è accaduto nei mesi scorsi in aula». C’è anche un aspetto ulteriore. «La legge prevede che il Piano possa vedere la luce entro 12 mesi dal Piano di classificazione acustica, lo strumento che suddivide la città in zone e la cui finalità è quella di scongiurare l’inquinamento acustico. Ma questo Piano a Pescara non c’è più visto che uno risale al 2009 e uno, più recente, è fermo da aprile 2022 (sul sito della Regione, che ha rilasciato un parere, si legge che la procedura è in itinere)».
La speranza dei gestori dei locali è di bloccare gli effetti del Piano e ciò sarebbe possibile se venisse accolta la richiesta di sospensiva, e quindi prima ancora dell’esame del ricorso nel merito. Un pronunciamento, ma questa è solo un’ipotesi, si potrebbe avere a settembre.
Ma cosa prevede il Piano, per ridurre i rumori? La sospensione del rilascio di autorizzazioni in deroga ai limiti acustici, se non per eventi organizzati o compartecipati dal Comune; il personale adibito alla verifica delle procedure anti-rumore; maggiore sorveglianza delle forze dell’ordine; la sospensione dell’asporto delle bevande alcoliche nelle ore notturne; la sospensione preventiva dell'attività ai tavoli rispetto all’orario di chiusura. Uno dei passaggi chiave è rappresentato da un tavolo tecnico, il cui compito è di proporre gli interventi di contenimento da adottare.