Tangenti Comune Pescara, assolto D'Alfonso. Il giudice: innocenti anche gli altri 23 imputati

La decisione del collegio giudicante presieduto da Antonella Di Carlo e formato dai giudici Paolo Di Geronimo e Nicola Colantonio. Il pm Gennaro Varone aveva chiesto sei anni di reclusione per l'ex sindaco e per il suo braccio destro Guido Dezio

PESCARA. Assolti Luciano D'Alfonso e gli altri 23 imputati nel processo sulle presunte tangenti al Comune di Pescara. È la decisione del collegio giudicante presieduto da Antonella Di Carlo e formato dai giudici Paolo Di Geronimo e Nicola Colantonio. L'ex sindaco di Pescara e gli altri sotto accusa, tra cui l'ex braccio destro di D'Alfonso, Guido Dezio, gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto e alcuni ex dirigenti comunali, non hanno commesso il fatto in relazione ai 25 capi di imputazione richiesti dalla Procura. Nell’aula del tribunale, gremita in ogni fila dei sostenitori di D’Alfonso, è scoppiato un fortissimo applauso. «Sono contento», è il commento delll’ex sindaco alla notizia della sentenza di assoluzione. Per la prima volta dall’inizio del processo, D'Alfonso non era in aula. A riferire il suo stato d’animo è stato il legale di fiducia, l’avvocato Giuliano Milia, in lacrime, che ha definito la sentenza «molto positiva».

Tutti assolti per non aver commesso il fatto. Nel processo ’Housework’ per presunte tangenti, che ha avuto al centro l’ex sindaco del capoluogo adriatico, Luciano D’Alfonso, assolto con la sentenza di oggi, tra gli altri imputati assolti anche gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di reati che vanno dall’associazione per delinquere, alla corruzione, alla concussione, alla tentata concussione, all’abuso, al peculato, alla truffa, al falso, all’appropriazione indebita. L’ex sindaco D’Alfonso è stato assolto in particolare dai reati di associazione per delinquere, corruzione, concussione, tentativo di concussione, appropriazione indebita, truffa e peculato. Il Tribunale ha inoltre disposto il dissequestro della sua villa di Lettomanoppello (Pescara). Vari i filoni dell’inchiesta, tra cui l’appalto per le aree di risulta e quello relativo al project financing dei cimiteri cittadini. Assolti poi l’ex braccio destro di D’Alfonso, Guido Dezio; l’ex dirigente comunale Giampiero Leombroni; l’imprenditore Massimo De Cesaris; Angelo De Cesaris; Alberto La Rocca; l’imprenditore Rosario Cardinale; l’avvocato Marco Mariani; Francesco Ferragina; l’ex direttore generale del Comune, Antonio Dandolo; l’ex portavoce di D’Alfonso, Marco Presutti; l’ex dirigente comunale Pierpaolo Pescara; il dirigente Marco Molisani; Giacomo Costantini; Enzo Perilli; Fabrizio Paolini; Nicola Di Mascio; Pietro Colanzi; Luciano Di Biase; Vincenzo Cirone; Giampiero Finizio; Vincenzo Fanì.

D'Alfonso: "Certificata la mia onestà". «Questa sentenza ha certificato la correttezza e l’onestà della mia amministrazione», ha dichiarato un commosso Luciano D’Alfonso, ex sindaco Pd di Pescara, assolto su tutta la linea dopo il processo durato quattro anni per presunte tangenti. «Avevo fiducia nella magistratura, sapevo di essere accusato di falsità e non avevo dubbi che la sentenza mi avrebbe restituito la mia dignità», ha concluso D’Alfonso che ha atteso fuori  Pescara e attorniato dalla sua famiglia la sentenza.

L'ultima udienza del processo. L'udienza nella maxi aula uno è iniziata alle 9,30 con le controrepliche di quattro avvocati tra cui Augusto La Morgia, che assiste i Toto, e Giuliano Milia, che difende l'ex sindaco di centrosinistra e che ha ringraziato il pm per "la lealtà" e anche i colleghi. Al contrario di ciò che è accaduto nella maggior parte delle udienze, D'Alfonso non era presente in aula. Terminate le difese, il collegio giudicante, presieduto da Antonella Di Carlo e formato dai giudici Paolo Di Geronimo e Nicola Colantonio, si è riunito in camera di consiglio per uscire alle 12,30 con la sentenza di assoluzione.

Le richieste del Pm. Per l'ex sindaco, il pm Gennaro Varone aveva chiesto sei anni di reclusione, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca della villa di Lettomanoppello; per il dirigente Dezio, Varone ha chiesto sei anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’ex sindaco deve rispondere dei reati di associazione per delinquere, corruzione, concussione, tentativo di concussione, appropriazione indebita, truffa e peculato. Per l’accusa, rappresentata dal pm Varone, D’Alfonso sarebbe stato «capo e promotore» dell’associazione per delinquere, il cui scopo finale sarebbe stato quello di «commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio», volti «al reperimento di risorse per l’arricchimento personale, per il finanziamento dell’attività politica di D’Alfonso e per la propaganda presso i potenziali elettori in favore del sindaco». L’inchiesta si compone di vari filoni, tra cui l’appalto per le aree di risulta e quello relativo al project financing dei cimiteri cittadini.

Il pubblico in aula. In aula tra il numeroso pubblico l'ex assessore Adelchi De Collibus, l’esponente del Pd Enzo Del Vecchio, il comico N’Duccio, i consiglieri Salvatore Di Pino, Peppino Bruno e l'ex segretario cittadino Pd di Spoltore Giovanni Tremante.

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