Tanti studi, ma conclusioni ancora incerte

13 Maggio 2014

Dalla Polonia al Belgio, dalla Norvegia alla Danimarca fino agli Stati Uniti. Tanti studi, ma conclusioni incerte. La sentenza della Corte dei conti dell’Aquila traccia un ampio excursus sulla...

Dalla Polonia al Belgio, dalla Norvegia alla Danimarca fino agli Stati Uniti. Tanti studi, ma conclusioni incerte. La sentenza della Corte dei conti dell’Aquila traccia un ampio excursus sulla “cancerogenicità” delle radiazioni a radiofrequenza. Ma secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, per quanto riguarda l’esposizione in ambiente lavorativo a radiazioni derivanti da radar e i linfomi, gli studi condotti fino ad ora sui radaristi impediscono una conclusione definitiva. «Definire questo rischio in popolazioni lavorative caratterizzate dall’esposizione a radar sarebbe importante, colmando la mancanza di studi in questi contesti lavorativi», scrive la Corte dei conti. Allo stato attuale, definire il rischio di chi ha lavorato a sorgenti di radiazioni da radar come i militari che operano nell’Aeronautica è difficoltoso, riconosce il giudice.

«Va detto che tali lavoratori sono probabilmente esposti a livelli di radiazione più elevati della popolazione generale; inoltre vi possono essere concomitanti esposizioni, quali le radiazioni ionizzanti. La durata dell’esposizione a sorgenti radar potrebbe essere inoltre importante nel determinare il rischio di tumore, come anche il periodo storico dell’esposizione, dati i possibili cambiamenti strutturali della tecnologia radar dagli anni 50 a oggi». Tuttavia, sottolinea il giudice, l’associazione con il linfoma degli operatori radar rimane, al momento attuale, sulla base delle conoscenze disponibili, debole.