Teramo in D, ma Chiacchio è fiducioso: "Sentenza lacunosa e scritta in fretta"

Il legale napoletano fiducioso: "Ci sono i margini per ribaltare la decisione. Noi vogliamo la serie B"

«Ce la possiamo fare. E’ una sentenza scritta in tutta fretta, si può ribaltare». Sono le parole dell’avvocato Eduardo Chiacchio appena letta la sentenza del caso Teramo. Il tribunale nazionale federale ha dato ragione all’accusa, pur rivedendo le pene. E non ha creduto alla linea difensiva. Il legale napoletano era impegnato in tutti e tre i processi che si sono celebrati la settimana scorsa a Roma: difendeva, infatti, il Catania (ci sarà il ricorso in appello, visto che la pena concordata è stata appesantita), il Teramo e la Vigor Lamezia (che ha scampato il pericolo della retrocessione, nonostante alla vigilia sembrasse spacciata).

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Avvocato Chiacchio, sorpreso?

«Mi aspettavo il proscioglimento di Campitelli, perché avevamo dimostrato, con l’avvocato Michele Cozzone, la totale estraneità del presidente alla vicenda».

Quindi?

«Io sono abituato a rispettare le sentenze, ma questa non la condivido. Non ci sono prove, non c’è il coinvolgimento dei giocatori, non c’è contatto con gli altri deferiti. Non c’è nulla. Questa è una delle pagine più buie della storia della giustizia sportiva».

Eppure, Teramo in serie D.

«E’ la stessa sentenza della valigetta del Genoa (estate 2005, la combine con il Venezia per cui i rossoblù furono retrocessi dalla A conquista sul campo alla Lega Pro, ndr), ricordate? Solo che in questo caso non c’è la valigetta. Io penso che sia una sentenza ribaltabile».

Perché?

«E’ lacunosa e offre spunti per il ricorso. E’ una sentenza, a mio avviso, caratterizzata dalla fretta. Non è stata nemmeno considerata l’indagine difensiva. Quattordici testi che dimostrano come Campitelli non abbia potuto commettere l’illecito che gli viene imputato perché sta facendo altro».

Introdurrà fatti o elementi nuovi nell’appello?

«Non penso, io credo che ci siano i margini per ribaltare la decisione. Insisteremo sulle nostre tesi, cercando di valorizzare ancora meglio i dettagli che collocano il presidente fuori da questa vicenda».

Ma tra la serie B che chiede lei e la serie D che vuole l’accusa la Lega Pro potrebbe essere un compromesso?

«Io chiedo che il Teramo resti in serie B, una categoria conquistata sul campo, perché non ci sono fatti o prove che possano testimoniare il coinvolgimento di Campitelli. Punto e basta».

In appello sarà un altro processo, ma la sensazione è che la fretta di chiudere i conti la farà nuovamente da padrone.

«Io confido nei magistrati. Nel loro lavoro e nella conoscenza dell’ordinamento. Ho letto sui giornali che il collegio giudicante di primo grado si sarebbe spaccato sulla decisione da prendere. Non so se è vero o no. Ma qualora fosse vero sarebbe la dimostrazione che siamo riusciti a insinuare il dubbio nei componenti del tribunale federale nazionale. Significa che la nostra tesi ha radici valide. Insisteremo».

Ai tifosi del Teramo che cosa si sente di dire?

«Io ho fiducia. E’ dura, ma ce la possiamo fare. Il Teramo merita di restare in B».(r.c.)

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