Terremoto nei monti Sibillini, una pescarese a Visso: "Salva grazie alla prima scossa"

Tiziana Tarragoni era tornata al paese dei genitori poche ore prima dei crolli: "È terribile. Le strade sono bloccate, è tutto bloccato, stanno togliendo i ruderi in mezzo alla provinciale. È un macello"

PESCARA. È partita da Pescara, destinazione Visso, mercoledì mattina. Quasi un appuntamento con il destino quello di Tiziana Tarragoni, pescarese d’adozione dopo tanti anni di lavoro in città, che l’altroieri per una pura casualità è tornata a Villa Sant’Antonio (nella foto), piccola frazione di Visso, nel Maceratese, dove alle 19,11 c’è stato l’epicentro della prima scossa di terremoto. Quando Tiziana, come gran parte degli abitanti dell’area colpita, è schizzata fuori di casa evitando così di finire sotto le macerie provocate dalla seconda scossa, più forte. Quella delle 21,18.

leggi anche: Terremoto sui monti Sibillini, torna l'incubo anche in Abruzzo La terra trema a Castelsantangelo sul Nera e Ussita, in provincia di Macerata, nella zona dei monti Sibillini ai confini con Marche, Umbria e Abruzzo. Un uomo di 73 anni muore d'infarto a Tolentino, decine di feriti lievi. Scuole chiuse nei quattro capoluoghi abruzzesi e in molti paesi, strade tutte percorribili. Niente lezioni anche nelle tre università. All'Aquila riaprono le aree d'accoglienza delle Protezione civile.

«È un macello, è un macello», ripete stravolta Tiziana al telefono, dopo una notte trascorsa in macchina e alle porte di un’altra in cui la terra continua a tremare nel buio e nel silenzio più assoluti. «È terribile. Le strade sono bloccate, è tutto bloccato, stanno togliendo i ruderi in mezzo alla provinciale. È un macello». Parla a raffica Tiziana che lì, in quelle zone, prima di trasferirsi per lavoro a Pescara, ci è nata e vissuta insieme alle “scossette” che, dice, ci sono sempre state e che dopo la botta di mercoledì si sono moltiplicate fino a superare quota 300.

«È un incubo senza fine», va avanti, «con il terremoto del 24 agosto il piano di sopra di casa mia si era spaccato, ma era ancora agibile. Stavolta la prima scossa ha spaccato la casa, la seconda l’ha finita. Non ci si può più entrare, di due appartamenti che c’erano non se n’è salvato mezzo. E fortuna che la prima scossa ci ha salvato».

Alle 19,11 di mercoledì, come la maggior parte degli abitanti della zona, Tiziana Tarragoni era in casa. «In paese fa sera presto, eravamo tutti dentro, ma alla prima botta siamo riusciti a uscire tutti, sennò la seconda scossa ci avrebbe massacrato. È stato ancora peggio di quello di agosto. Ora danno 5.9 per la seconda scossa, ma a chi le raccontano ’ste storie, questo è stato più forte, è crollato tutto il paese, siamo tutti fuori di casa. La chiesa, tutto crollato, la gente è tutta in strada».

Racconta la notte in in macchina davanti alla casa crollata e non smette di ripetere «una cosa pazzesca. Ora ci vogliono portare tutti in albergo a Civitanova, ma dove ci portano? Non è una critica, forse qualche anziano andrà, ma la maggior parte vuole rimanere. I vecchietti, per farli uscire, è stata un’impresa. Io pure resto qui, per ora non mi muovo». Eppure è da Pescara che mercoledì è partita Tiziana: «Sì, avevo da fare, mercoledì mattina mi sono messa in macchina e all’una e un quarto ero qui. Ma è chiaro che ora non me ne vado, non me ne posso andare. Soprattutto i primi tempi, come si fa? Oltretutto non riesco ancora a prendere un ricambio, da ieri (mercoledì ndr) sono ancora in tuta, qualcosa bisogna recuperarla, e comunque va messa in sicurezza la casa. Se te ne vai è un macello, ma qui non smette mai, è una cosa continua, le scosse non smettono mai. Mai mai. E psicologicamente siamo tutti stravolti, sballati. Tutta gente normale che si ritrova così, con la vita distrutta dopo tanti sacrifici».

Tiziana, che a Villa Sant’Antonio di Visso ci è cresciuta, di terremoti ne ha sentiti parecchi. «Mi ricordo il terremoto del ’72 e quello di Colfiorito, e poi le scosse le senti sempre, è una zona sismica, impari a dire ora passa, ora passa. Ma il 24 agosto non è passata e neanche questa volta. Eppure nell’ultima settimana le scosse si sentivano leggermente più diradate». Ma di tornare a Pescara, per ora, non se ne parla. «Non si può lasciare, fino a quando non so come evolve, non mi sposto. E come faccio? Non mi posso muovere. Anche se è terribile. Siamo senza gas, non esiste più un negozio, un bar, niente, non esiste più niente, in piazza non ti ci fanno neanche avvicinare per le macerie che ci sono. Ho sentito il sindaco che ha parlato di casette di legno, ma è tutta un’utopia. Ci vorranno almeno dieci anni per rimettere su tutto, come l’altra volta, quando fu di Colfiorito, nel 1997. Ci diedero i container, ma allora la mia casa si era salvata. Adesso, dopo 46 anni, ne ha vissuti talmente tanti di terremoti, che stavolta l’ultima scossa me l’ha massacrata».

©RIPRODUZIONE RISERVATA