Tonino, da 50 anni il barbiere amico dei pescaresi

Rapposelli compie mezzo secolo di attività «Oggi i giovani preferiscono la testa pelata alla precisione»

PESCARA. Un tempo era uno dei saloni più in vista della città. Un punto d’incontro della borghesia pescarese, dei politici in ascesa e della gente comune.

Con la scusa della spuntatina a barba e capelli, ci si incontrava da Tonino per scambiarsi i pettegolezzi di giornata, raccontarsi le inquietudini di un capoluogo che cambia e interrogarsi sulle attese e le speranze di un domani quanto mai incerto. Tra una manciata di settimane, il 24 agosto prossimo, Coiffeur Tonino, la storica barberia al civico 380 di corso Vittorio Emanuele, taglierà il traguardo dei cinquant’anni di apertura al pubblico. Sempre nel cuore del capoluogo adriatico.

«In mezzo secolo di attività qui intorno sono cambiate troppe cose. Io invece non ho mai voluto aggiornarmi e ho preferito lasciare tutto come una volta», sorride Tonino Rapposelli, lo storico barbiere di Pescara, 74 anni passati in gran parte con le forbici, il pettine e il rasoio tra le mani. In piedi tra le sue tre poltrone, adesso diventate vintage, e la classica seduta a forma di cavallino per i clienti più piccoli, racconta con orgoglio di tradizioni e stili di vita adesso andati.

«In passato mi chiedevano tutti il taglio dritto con le basette alla romana», aggiunge tentando di scacciare una vena di malinconia, accresciuta dalla consapevolezza che nessuno dei suoi due figli seguirà le orme paterne. «Era un lavoro di precisione», dice, «ci ho messo anni per impararlo alla perfezione. Adesso invece nessuno lo vuole più. Oggi i giovani preferiscono portare la testa pelata alla Balotelli: un colpo di macchinetta e il taglio si può fare persino in casa».

Scrolla la testa mentre sfoglia all’indietro l’album dei ricordi: «La gente accorreva numerosa anche per la barba e la manicure. Spesso si passava di qui prima di andare a passeggiare a corso Umberto oppure prima dello spettacolo al teatro Pomponi. Era un’altra epoca. Io sono qui dal 1948, da quando andavo a bottega da Achille Mantini, in piazza Sacro Cuore».

Il ricordo della Pescara del dopoguerra è una cartolina sbiadita che fa a pugni con l’immagine attuale della città multietnica che si allarga intorno a piazza Santa Caterina e alla vecchia stazione ferroviaria. «C’ero solo io», ammette con orgoglio Tonino, «dividevo il marciapiede con una villa antichissima con un recinto di cavalli. Poi mano a mano sono arrivati tutti gli altri commercianti e hanno iniziato a costruire i primi palazzi. Adesso a farmi concorrenza c’è persino un salone di parrucchieri cinesi che offre tagli e messa in piega a prezzi stracciati».

Ylenia Gifuni

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