L'ambulanza riporta a casa la paziente dopo 35 giorni di ospedale

MONTESILVANO / L'EPIDEMIA

Torna a casa dopo 35 giorni di ospedale, applausi dai balconi / VIDEO

Musica e lacrime di gioia dei vicini per Teresa, 81 anni: "Appena possibile andrò a San Gabriele"

MONTESILVANO. Musica con l’altoparlante, applausi scroscianti dai balconi e qualche lacrima di gioia da parte dei vicini di casa.
Così il 25 aprile i residenti di via Luigi Cadorna, in pieno centro a Montesilvano, hanno salutato il ritorno a casa di Teresa Giansante, una donna di 81 anni che dopo 35 giorni di ricovero in ospedale a causa del coronavirus ha fatto finalmente ritorno a casa in ambulanza. Residente nel palazzo dal 1968, madre di 5 figli, nonna di 14 nipoti e bisnonna di un nipotino di un anno, Teresa si è sempre fatta stimare nel quartiere.

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Coronavirus: festa per il ritorno a casa
Applausi dal balcone e tanta gioia nel quartiere per un'anziana dimessa dopo 35 giorni di ospedale

A dimostrarlo sono le immagini del video, diffuso sul web, che mostrano l’arrivo dell’ambulanza che l’ha riportata a casa, la musica “Vamos a la playa” di sottofondo, i saluti e gli applausi sotto lo sguardo commosso di due figlie che hanno potuto salutare la madre solo da lontano.
Pur essendo tornata a casa, infatti, la donna dovrà osservare il periodo di quarantena in attesa del risultato negativo del tampone e dovrà continuare a comunicare con i suoi familiari solo al telefono e con la consegna della spesa fuori dalla porta. Ma con la consapevolezza di avere intorno tante persone che le vogliono bene e che attendevano, in via Cadorna, con ansia il suo ritorno a casa. «Non mi aspettavo una simile accoglienza», racconta la donna che si è detta contenta di essere tornata a casa dopo 35 giorni trascorsi negli ospedali di Pescara, Chieti e Atessa. «Non mi sono mai persa d’animo, non ho mai avuto paura e ho sempre saputo che sarei guarita, perché dopo i primi giorni, sono stata abbastanza bene». Teresa ricostruisce i primi giorni della malattia, che non sa dove possa aver contratto, e la lunga degenza in ospedale. «Ero con mia figlia, poi risultata anche lei positiva al coronavirus, è ho iniziato ad avere la febbre che non si abbassava nonostante la tachipirina», spiega. «Poi sono arrivati anche i problemi intestinali fino a quando mia figlia ha insistito per chiamare l’ambulanza, anche se io non volevo andare in ospedale perché pensavo che non ce ne fosse bisogno». Da lì la radiografia e il tampone che confermano la positività al Covid-19, il ricovero a Pescara e i successivi trasferimenti prima a Chieti e poi ad Atessa.
«La febbre è passata quasi subito, ma per qualche giorno ho avuto bisogno dell’ossigeno», prosegue. «I miei familiari non potevano venire, ma ci sentivamo sempre al telefono e la mia prima nipote di 32 anni, che è dottoressa, chiamava i medici per avere informazioni». Originaria di Città Sant'Angelo, bidella per 16 anni nella scuola media dell'Istituto Troiano Delfico, rimasta vedova la prima volta con la quarta figlia di appena 22 giorni, e dopo aver perso il secondo marito e padre del quinto figlio nel 2012, nonna Teresa ha superato anche questo difficile momento senza perdere il sorriso. Ma soprattutto con il pensiero sempre rivolto alla sua famiglia e al futuro. «L’ho promesso quando ero ricoverata e la mia famiglia, che è molto unita, lo sa», rivela. «Appena sarà possibile voglio andare con i miei figli e nipoti a San Gabriele per ringraziare di aver superato questo momento e trascorrere una bella giornata tutti insieme».
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