Ultrà ucciso a Pescara, arrestato l'assassinoIl rom è rinchiuso nel carcere di Vasto

Massimo Ciarelli, 29 anni, accusato di aver ucciso l'ultrà del Pescara Domenico Rigante, si è cosituito nell'autogrill di Francavilla al Mare. È ora rinchiuso nel carcere di Vasto
PESCARA. Massimo Ciarelli, 29 anni, accusato per l'omicidio dell'ultrà biancazzurro Domenico Rigante, è stato arrestato nel pomeriggio dalla squadra mobile di Pescara. Accompagnato dal suo legale, il rom ha deciso di costituirsi in un autogrill a Francavilla al mare sull'autostrada A14 in direzione Sud dove è stato raggiunto dagli agenti della questura di Pescara e preso in consegna dalla squadra mobile di Pescara, guidata da Pierfrancesco Muriana, lo ha arrestato all'autogrill di Francavilla al Mare dell'A14.
Il rom è ora rinchiuso nel carcere di Vasto. Il trasferimento nella struttura penitenziaria del chietino sarebbe stato deciso per motivi di sicurezza. Al ventinovenne rom è stato contestato anche il tentato omicidio del gemello della vittima, Antonio Rigante, perché quando il gruppo dei rom ha dato l'assalto ai gemelli, per prima cosa aveva rincorso a pistolettate, in piazza Grue, proprio il fratello della vittima, che è stata uccisa poi in un appartamento nei pressi.
I FUNERALI La diretta Twitter
Massimo Ciarelli è accusato di aver sparato il colpo di pistola che il primo maggio ha ucciso il giovane ultrà del Pescara. Ciarelli si era reso irreperibile fin dalle prime ore dopo il delitto. La notizia, anticipata dal centro, era data per certa anche dai legali e dalla famiglia Ciarelli. «È solo questione di ore», ripete Angelo Ciarelli, «Massimo si presenta sicuro, perché sta male e ha bisogno di cure».
Una mossa che al rom di 29 anni ricercato per omicidio, porto abusivo di armi e violazione di domicilio, non evita comunque l'arresto, dopo che la stessa vittima prima di morire ha fatto il suo nome ai poliziotti, e dopo le testimonianze incrociate raccolte la sera dell'omicidio in via Giambattista Polacchi e nella zona di piazza dei Grue dove il gemello di Domenico, Antonio, è stato assalito e inseguito fin dentro l'appartamento in cui è stato poi trovato, e ucciso per sbaglio, il fratello.
Da Lucera a Milano, da Roma al Molise, i poliziotti della Mobile stanno intanto continuando a cercare i suoi sei complici. Sei rom, presumibilmente coetanei della stessa cerchia familiare, come confermerebbe la Fiat Cinquecento utilizzata per l'incursione e ritrovata due ore dopo l'omicidio in via Caduti per Servizio, dove abitano i due cugini di Massimo ai quali risulta in uso la macchina. Un dettaglio non di poco conto che ha indotto subito gli investigatori a sottoporre i due cugini alla prova dello stub per verificare se siano o meno venuti a contatto con polvere da sparo nelle ultime ore.
Ma secondo quanto ricostruito dalle testimonianze di quella sera, a tenere l'arma in mano era solo Massimo Ciarelli. È lui, secondo la polizia, che corre e spara una prima volta mentre corre dietro ad Antonio in via Polacchi. È lui che, con il revolver in una mano e il casco in un'altra, avrebbe scansato i due amici che si nascondevano sotto al tavolo della cucina dove si era rifugiato anche Domenico, per malmenare e colpire il ragazzo ripetutamente sul volto e alla schiena, convinto che si trattasse di Antonio.
Ed è sempre Massimo che, come riferisce lo stesso Domenico prima di morire, gli esplode un proiettile calibro 38 contro il fianco destro, mentre il giovane lo implora di non sparargli. Poi la fuga, mentre Domenico muore per un'emorragia interna.
Il rom è ora rinchiuso nel carcere di Vasto. Il trasferimento nella struttura penitenziaria del chietino sarebbe stato deciso per motivi di sicurezza. Al ventinovenne rom è stato contestato anche il tentato omicidio del gemello della vittima, Antonio Rigante, perché quando il gruppo dei rom ha dato l'assalto ai gemelli, per prima cosa aveva rincorso a pistolettate, in piazza Grue, proprio il fratello della vittima, che è stata uccisa poi in un appartamento nei pressi.
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Massimo Ciarelli è accusato di aver sparato il colpo di pistola che il primo maggio ha ucciso il giovane ultrà del Pescara. Ciarelli si era reso irreperibile fin dalle prime ore dopo il delitto. La notizia, anticipata dal centro, era data per certa anche dai legali e dalla famiglia Ciarelli. «È solo questione di ore», ripete Angelo Ciarelli, «Massimo si presenta sicuro, perché sta male e ha bisogno di cure».
Una mossa che al rom di 29 anni ricercato per omicidio, porto abusivo di armi e violazione di domicilio, non evita comunque l'arresto, dopo che la stessa vittima prima di morire ha fatto il suo nome ai poliziotti, e dopo le testimonianze incrociate raccolte la sera dell'omicidio in via Giambattista Polacchi e nella zona di piazza dei Grue dove il gemello di Domenico, Antonio, è stato assalito e inseguito fin dentro l'appartamento in cui è stato poi trovato, e ucciso per sbaglio, il fratello.
Da Lucera a Milano, da Roma al Molise, i poliziotti della Mobile stanno intanto continuando a cercare i suoi sei complici. Sei rom, presumibilmente coetanei della stessa cerchia familiare, come confermerebbe la Fiat Cinquecento utilizzata per l'incursione e ritrovata due ore dopo l'omicidio in via Caduti per Servizio, dove abitano i due cugini di Massimo ai quali risulta in uso la macchina. Un dettaglio non di poco conto che ha indotto subito gli investigatori a sottoporre i due cugini alla prova dello stub per verificare se siano o meno venuti a contatto con polvere da sparo nelle ultime ore.
Ma secondo quanto ricostruito dalle testimonianze di quella sera, a tenere l'arma in mano era solo Massimo Ciarelli. È lui, secondo la polizia, che corre e spara una prima volta mentre corre dietro ad Antonio in via Polacchi. È lui che, con il revolver in una mano e il casco in un'altra, avrebbe scansato i due amici che si nascondevano sotto al tavolo della cucina dove si era rifugiato anche Domenico, per malmenare e colpire il ragazzo ripetutamente sul volto e alla schiena, convinto che si trattasse di Antonio.
Ed è sempre Massimo che, come riferisce lo stesso Domenico prima di morire, gli esplode un proiettile calibro 38 contro il fianco destro, mentre il giovane lo implora di non sparargli. Poi la fuga, mentre Domenico muore per un'emorragia interna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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