Un giro d’affari di un miliardo di euro

12 Ottobre 2024

In Abruzzo sono 170mila i capi ovi-caprini. Il prodotto inventato da un pastore del Voltigno

L'AQUILA. Comunque lo si chiami, rustell', rustelle o arrustelle, l'arrosticino è uno dei simboli per eccellenza dell'Abruzzo. Conosciuto in Italia e all'estero è considerato, a tutti gli effetti, uno sei segni distintivi della cultura alimentare e agropastorale della regione. Sono spiedini di carne di pecora tipici dell'Appennino, strettamente legati alla tradizione pastorale dell'Abruzzo e al consumo di carne di ovino, castrato o pecora. Diffusi in tutta la regione soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, il loro luogo d'origine è spesso ricondotto alla fascia sud-orientale del Gran Sasso d'Italia, nella zona dalla Piana del Voltigno, al confine tra le province dell'Aquila, di Teramo e di Pescara. Il riconoscimento dell'arrosticino con il marchio Dop e Igp rappresenta un'opportunità concreta di valorizzazione ed impulso per l'intera filiera di produzione, in modo particolare per la pastorizia abruzzese. Sul mercato sono presenti, infatti, imitazioni dell'arrosticino abruzzese, prodotte con carni provenienti da fuori Italia a discapito delle aziende locali. I riconoscimenti comunitari Dop e Igp aprono la strada alla valorizzazione di una tradizione, un simbolo culinario e un lavoro che, da decenni, viene portato avanti con cura e passione da migliaia di produttori abruzzesi. Di fatto, la produzione di arrosticini, in Abruzzo, è diventata, con il passare del tempo, una vera e propria branca del settore secondario economico, considerando che in quest'ambito lavorano moltissime persone che contribuiscono al fatturato totale agro-alimentare della regione. L'ovinicoltura è un'attività produttiva storica e ricca di tradizioni proprie dell'Abruzzo da valorizzare, secondo le associazioni di settore, per scongiurare il rischio di diminuzione degli ovini e, di conseguenza, le produzioni locali. Un settore che, al momento, ha un fatturato di un miliardo. I capi ovi-caprini in Abruzzo sono circa 170mila e, secondo l'ultimo censimento Ismea, il maggior numero di capi è concentrato nella provincia di Pescara (87,15%), seguono Chieti con l'83,64% e L'Aquila con l'82,1%. Ultima, la provincia di Teramo con il 77,22%. Gli arrosticini sono espressione culinaria principalmente della pastorizia stanziale e solo in minor parte della transumanza, pratica per secoli in Abruzzo: si narra infatti che furono inventati negli anni Trenta da due pastori del Voltigno, che tagliarono carne di pecora vecchia in piccoli pezzi per non sprecare cibo, prendendone anche dalle zone vicine alle ossa dell'animale. I piccoli pezzettini di carne sarebbero diventati spiedini venendo inseriti su bastoncini di legno di "vingh", una pianta che cresce spontanea lungo le rive del fiume Pescara, per poi essere cucinati alla brace all’aperto. (m.p.)
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