«Un new deal sulla meritocrazia»

Spinosa Pingue: dobbiamo superare i riti della vecchia politica

ilcentro Extra - Il giornale in edicola
PESCARA. Un new deal per la meritocrazia, per le regole e la trasparenza. Questa la proposta che il presidente dei Giovani di Confindustria Abruzzo Fabio Spinosa Pingue lancia nel mezzo del dibattito accesso dall’appello del direttore del Centro Luigi Vicinanza per un “patto etico” tra i partiti che chiuda la lunga e velenosa stagione delle inchieste. «Ma si badi», avverte Spinosa, «non ci tengo a entrare nel club dei professionisti della moralità».

In che senso?

«Stiamo tutti pronunciando enunciazioni e proclami, ma di concreto non vedo nulla. C’è il rischio di produrre solo merce mediatica».
Ma i problemi sono concreti, le inchieste stanno lì a dimostrarlo.
«Già, e premesso che io sono garantista fino all’ultimo grado di giudizio, noto che questa regione nel giro di due anni ha vissuto la crisi di tre amministrazioni importanti: quella regionale e quelle comunali di Pescara e Montesilvano. Ora, la giustizia deve fare il suo corso, ma io ho già denunciato che nel rapporto tra politica e imprese si annidano da tempo cose che non vanno, zone grigie che stridono, soprattutto quando si ha a che fare con la Pubblica amministrazione».

Fa un esempio?

«Ci sono numerosi casi in cui uno può avere comportamenti leciti che però stridono dal punto di vista etico. Per esempio gli ultimi governi che si sono alternati alla guida della regione facevano infornate di co.co.co. e di portaborse in spregio alle regole della meritocrazia e dei concorsi pubblici. E in questi anni gli enti regionali si sono riempiti di personale anche con la connivenza o col silenzio dei sindacati».

Dunque cosa propone?
«Bisogna avviare una grande azione a favore della meritocrazia. Dobbiamo ricostruire i valori della polis che non ci sono più».
Polis non vuol dire solo politica.
In questo processo deve essere coinvolta l’intera società. Ma non sarà facile, perché L’Abruzzo è in Italia e l’Italia, come diceva il nostro Flaiano, corre sempre in soccorso del vincitore, o, parafrasando questo pensiero, cerca di fare il kamikaze col corpo dell’altro. L’italiano medio alla politica ha delegato tutto, anche il proprio futuro. Proprio per non correre il rischio di fare ulteriori enunciazioni dobbiamo prendere il toro per le corna: abbiamo bisogno di un new deal a favore della meritocrazia».

Non le sembra un programma limitato?

«La meritocrazia si porta dietro la moralità, lo spirito di concorrenza, la trasparenza, fa saltare le cose che sempre hanno convissuto con la politica, come le amicizie interessate, la territorialità, le connivenze».
Nel corso di questo dibattito si è parlato molto di anagrafe degli eletti come meccanismo di trasparenza».
«È una questione superata. Oggi con Internet sappiamo tutto in diretta, il tasso di moralità deve essere più alto e siamo obbligati alla meritocrazia».

Con Internet non ci sono più santuari inviolabili?
«Internet fa la differenza. Se vuoi dare l’esempio devi alzare il tuo impegno etico. Basta pensare a quello che è successo nel governo inglese qualche settimana fa sui rimborsi spese».
Lei come presidente dei giovani di Confindustria cosa fa?
«Oggi rappresentiamo una generazione di giovani imprenditori che rispetto alla storia del capitalismo italiano avvertono il dovere e il piacere di abbellire il mondo. È per questo che ci piace l’ultima enciclica di papa Ratzinger, sulla quale faremo presto un incontro».

Lei più volte ha indicato la sanità come cartina di tornasole di questo nuovo corso della politica.
«La sanità è l’emblema delle cose che non funzionano. Qualcuno mi critica perché uso un linguaggio poco confindustriale, ma non ho difficoltà a dire che in Abruzzo la sanità è una fogna. Ma c’è possibilità di rimetterla in sesto».

Come mai è così ottimista?
«Lo stato ha gli strumenti per farla funzionare. Guardi per esempio come si sono trasformati vecchi carrozzoni come l’Inps, l’Agenzia delle entrate, Poste italiane. Bene, oggi queste tre aziende funzionano e ci mettono di fronte a un paradosso: lo stato sul territorio funziona, ma è il territorio che non funziona più: Asl, Comuni, Province. Un’Agenzia delle entrate o un Inps in due mesi rimetterebbero sotto controllo la spesa sanitaria. Stiamo parlando di imprese pubbliche che potrebbero essere studiate come “case history”, come esempi di imprese efficienti nate da carrozzoni senza futuro. Oggi Inps o Agenzia delle Entrate vengono da noi e in un batter d’occhio ci fanno la radiografia. E allora come è possibile che nel 2009 stiamo ancora con la spesa sanitaria fuori controllo? O ancora con le furbate sui posti letto? Lo stato ha in mano una managerialità di qualità. Io chiederei la statalizzazione della sanità».

Ci siamo quasi, visto che abbiamo un commissario governativo.
«Noi chiediamo di spingere sulla sanità perché rappresenta l’80% del bilancio regionale. Una sanità dove, oltre che per le inefficienze della politica, i contribuenti pagano anche per i primari che non hanno reparti, per gente che lavora per 8mila euro mese, per chi ha 500 giorni di ferie arretrate. Io credo che oggi il cittadino non farebbe le barricate se qualcuno gli dicesse: guarda che domani chiudo il tuo piccolo ospedale. Ma bisogna fare così se vogliamo salvare le eccellenze che abbiamo. Non a caso come giovani imprenditori daremo uno dei due premi di Capri a una persona del mondo della sanità abruzzese».

In questa battaglia sulla efficienza e trasparenza vede qualche segnale positivo dalla politica abruzzese?
«Io vedo molte novità nei nuovi amministratori regionali. Anche dell’opposizione. Per esempio il capogruppo dell’Italia dei valori Carlo Costantini rappresenta un modo diverso di fare opposizione, una opposizione non solo preconcetta. C’è da ben sperare in questa classe dirigente regionale, perché ci permette di superare la guerra tra tribù italiche cui assistiamo nel nostro Abruzzo, dove i Marsi combattono contro i Peligni e i Marrucini contro i Frentani. Per esempio, senza fare nomi, vedo che oggi tanti politici hanno una propria professione e vedo con positività le prime nomine regionali che, se non altro, non vanno a ripagare politici trombati».