L'ingresso alle Terme di Caramanico, un centro fondato nel 1576

CARAMANICO / LA CRISI

Un piano per salvare le Terme, incontro decisivo in Regione 

La struttura rischia di non riaprire a metà maggio insieme all’hotel Maiella e alla Reserve.  Anche un vertice a Roma per tutelare i posti di lavoro

PESCARA. La crisi c’è. E dura da anni. Ma stavolta la situazione è più delicata che mai perché le Terme di Caramanico corrono il rischio di non riaprire i battenti, il mese prossimo. E sarebbe un salto nel vuoto. Contro questo pericolo, ed è questa la buona notizia, è stato ipotizzato un percorso che contempla non solo la riapertura, ma anche il rilancio.

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I POSTI DI LAVORO E, se dovesse andare in porto, sarebbero salvi molti posti di lavoro che non solo quelli diretti ma anche quelli dell’indotto. Domani, una risposta arriverà dalla Regione Abruzzo, che ha convocato un incontro sulla questione. E oltre all’assessore alla Sanità Nicoletta Verì, promotrice della riunione, ci saranno i suoi colleghi di giunta Nicola Campitelli, che si occupa del settore relativo alle concessioni termali, e Piero Fioretti, delegato al Lavoro, con il sindaco uscente di Caramanico Simone Angelucci, l’ex presidente e liquidatore della società concessionaria Terme di Caramanico, Franco Masci, e il direttore generale di Federterme, Aurelio Crudeli, che si troveranno nei locali pescaresi della Regione alle 10,30.
PRENOTAZIONI ARRIVATE Una riunione che Angelucci ritiene “risolutiva” perché il periodo della riapertura delle terme di riavvicina, le prenotazioni stanno già arrivando e vanno necessariamente compiuti dei passaggi formali, anche «per dare una risposta alle sollecitazioni del tavolo di crisi che si è riunito a Roma in due occasioni diverse», a settembre 2018 e all’inizio del mese, il che vuol dire che questa vertenza è «di valenza nazionale». E alla base di tutto c’è proprio la crisi che ha travolto negli ultimi anni le Terme di Caramanico.

Simone Angelucci, sindaco di Caramanico
SEMPRE PIÙ PENDOLARI Nonostante le grandi potenzialità, i numeri sono andati via via calando, come è accaduto in tutte le altre località termali: dal 2008 gli arrivi «sono diminuiti di 6mila unità» e il numero dei pendolari è via via cresciuto (dal 48 al 66%) fino a superare i turisti residenti, cioè quelli che soggiornano in paese durante le cure (passati dal 52 al 34%).
Ne hanno risentito anche «le attività alberghiere, commerciali e i servizi al turismo, oltre che l’indotto dell’intero comprensorio della Majella pescarese», spiega il sindaco, e «la Società delle Terme ha attuato una sensibile diminuzione del periodo di apertura, con conseguenze importanti sul numero e sul periodo di assunzioni del personale».
LIQUIDAZIONE VOLONTARIA Per finire, la concessionaria, che dà lavoro a 183 persone e si occupa dello stabilimento termale, dell’albergo Maiella e delle Terme e della Spa La Reserve, è attualmente in stato di liquidazione volontaria. Un quadro a tinte fosche, ma non tutto sembra perduto. Anzi. La chance per la ripresa è rappresentata, in questo momento, da una nuova possibilità di impiego delle Terme che potrebbero occuparsi «anche di riabilitazione (l’accreditamento c’è dal 2016)», spiega sempre il sindaco.
L’istanza c’è già e le valutazioni sono in corso, ma non c’è tempo da perdere se non si vuole saltare la stagione e aprire una fase di assoluta incertezza per il futuro.
IL CONTRATTO «Va rinnovato rapidamente il contratto per le prestazioni termali, con la previsione anche delle prestazioni riabilitative, che sarebbero risolutive e consentirebbero di lavorare 12 mesi l’anno», dice il sindaco sottolineando con forza il suo obiettivo: salvare i posti di lavoro, non solo quelli diretti ma anche quelli dell’indotto, tenendo conto delle potenzialità della Valle dell’Orfento (i cui ingressi sono aumentati del 98% dal 2014, passando da circa novemila a 18mila).
LEGGE DI STABILITÀ E i fondi? «Ci sono e sono stati inseriti dalla Regione nella legge di stabilità del 2019. Ma per usufruirne va firmato il contratto con la Regione che è fondamentale anche per mettere a punto un piano di ristrutturazione del debito su cui sta già lavorando la società».
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