«Una strada per Elena Marinucci»

Proposta del Pd: intitolare una via all’ex senatrice scomparsa il 31 marzo scorso
MONTESILVANO. Dedicare una strada o una piazza di Montesilvano a Elena Marinucci, l’ex senatrice aquilana e attivista scomparsa il 31 marzo scorso. È questa la proposta lanciata dal gruppo consiliare del Pd all’amministrazione comunale, tramite una mozione che è stata protocollata alla vigilia di Pasqua dalla consigliera Romina Di Costanzo, prima firmataria dell’iniziativa.
«Gradiremmo che l’amministrazione», evidenzia Di Costanzo, «omaggiasse questa grande donna che, con dedizione e coraggio, si è da sempre battuta per il bene comune e la difesa dei diritti, specie delle donne».
Nella mozione, i consiglieri dem ricordano come Marinucci sia stata una «figura culturale e politica di spicco nella storia italiana, la cui lunga militanza nel Partito socialista italiano e nei Socialisti democratici italiani ha contribuito in modo significativo alla politica nazionale ed europea in difesa dei diritti».
Di Costanzo evidenzia poi le battaglie portate avanti dalla politica abruzzese, soprattutto a sostegno della parità di genere. «Con le sue battaglie», prosegue la consigliera, «diede un contributo determinante alla creazione di una società più equa, inclusiva e solidale, animando il dibattito per l’introduzione delle quote rosa in politica e per il superamento del concetto di parità formale o legale verso il principio delle pari opportunità, tanto da essere eletta nel 1984 presidente della prima commissione Pari opportunità istituita a livello nazionale».
Il Partito democratico lancia anche un paio di proposte all’amministrazione sui possibili luoghi della città che potrebbero portare in futuro il nome di Elena Marinucci, come ad esempio la piazza in fase di realizzazione nel quartiere di Villa Carmine, in prossimità di via Giovi, e all’incrocio con via Don Minzoni.
In alternativa, il gruppo dem propone l’idea di sostituire il nome a via Cesare Lombroso «le cui teorie sulla “diversità” del Meridione nel segno dell’inferiorità antropologica e dell’incomprensione culturale e il controverso percorso accademico e professionale associato alle sue teorie, lo portarono, nel 1882, a essere radiato dalla Società italiana di Antropologia ed etnologia». (a.l.)
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