ABRUZZO FICTION

Valanga a Rigopiano, va in onda l’orrore

Il disastro e le 29 vittime dell'albergo crollato in 4 puntate, parenti indignati

PESCARA. Ci mancava la fiction. Dopo la tv del dolore, dopo tutte quelle telecamere puntate addosso a raccontare e a vivisezionare fino all’ultima goccia le loro speranze la rabbia e il dolore, per i familiari delle 29 vittime di Rigopiano è arrivato l’annuncio che non si aspettavano. Almeno non ora, almeno non dopo appena tre settimane dalla valanga che sobillata dalla nevicata eccezionale e da tre scosse di terremoto, il 18 gennaio s’è inghiottita il resort a quattro stelle e quasi tutta la vita che c’era dentro: figli, genitori, mogli e mariti, fratelli , sorelle.

Quattro puntate; titolo “La valanga”, inizio lavorazione a settembre e messa in onda a gennaio è in sintesi la comunicazione arrivata tre giorni fa dalla casa di produzione Taodue film «per far luce sulla verità dei fatti e rendere omaggio alle vittime e a tutti quegli uomini e donne che in condizioni proibitive e a rischio della loro stessa vita, non si sono risparmiati, lavorando senza tregua per cercare i superstiti». Un annuncio in pompa magna, motivato da tante buone intenzioni, che però ha scatenato critiche e indignazione. A cominciare dai diretti interessati, i familiari delle vittime.

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Tra i primi a manifestare il proprio dissenso è stato il legale dei genitori di Stefano Feniello, Alessio e Maria Feniello, ulteriormente provati dall’equivoco, nei giorni delle ricerche, che il loro ragazzo era vivo. E poi invece no. Rimarca l’avvocato Camillo Graziano: «A nemmeno un mese dalla tragedia di Rigopiano c’è già chi pensa a trasformare un dramma di tali proporzioni in una serie Tv. Ci chiediamo che senso abbia, in questo momento, una fiction il cui scopo sarebbe anche quello di fare luce sulla verità dei fatti. La verità dei fatti la sapremo solo quando ci saranno celebrati tutti i gradi di giudizio, non certo dopo aver visto una serie televisiva scritta all’indomani della tragedia. Quanto annunciato da Taodue», conclude il legale, «sembra solo una scelta irrispettosa per le vittime e i loro familiari, dettata probabilmente da scopi commerciali».

Gli fa eco Rossella Del Rosso, sorella di Roberto, creatore del resort spazzato via dalla valanga. La Del Rosso, come si legge integralmente nel riquadro in alto a destra parla di «sconcerto più profondo»; di «sistema spettacolaristico giunto al culmine della sua aberrazione». E rompendo il silenzio che ha contraddistinto finora la famiglia dice: «Adesso ci tocca assistere al bieco gioco di chi strumentalizza ai propri fini la disperazione generale», mentre invoca «rispetto, sobrietà e conforto» e si augura «che siano gli organi preposti a tutelare la verità».

Quasi sorpreso dalla miriade di reazioni scatenate dall’annuncio della fiction, prova a correggere il tiro Pietro Valsecchi, amministratore delegato e fondatore della Taodue , la casa di produzione dei successi cinematografici di Checco Zalone e di mini serie televisive come “Ultimo”, “Distretto di Polizia”, “Paolo Borsellino”, o “Squadra Antimafia”.

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«Ho sbagliato nei tempi con cui è stato comunicato il progetto, ma non ho sbagliato nelle intenzioni», dice via telefono al Centro. «Ho grande rispetto delle vittime e delle loro famiglie, e per questo abbiamo iniziato un lungo e dettagliato lavoro di documentazione con tanti collaboratori già in giro per l’Italia ad ascoltare le testimonianze e i racconti dell’immenso patrimonio che sono gli uomini che hanno partecipato ai soccorsi. Protezione civile, vigili del fuoco, carabinieri, finanzieri, soccorso alpino, volontari, personale medico e paramedico, persone che rappresentano la parte migliore del paese e il cui impegno merita di essere raccontato, per dare punti di riferimento ai giovani, a noi e alla politica: saranno gli uomini del soccorso gli eroi protagonisti della nostra storia, mentre non avrà spazio alcun indugio voyeristico sul dolore cui abbiamo assistito in molti programmi tv in quelle ore drammatiche». Quanto alla promessa di verità, Valsecchi precisa ancora: «La verità la scoprirà la magistratura, ma con i suoi tempi. Quello che intendiamo fare noi è ricostruire con lucidità le dinamiche di questa tragedia e capire quali errori sono stati fatti, se si poteva evitare. Un lavoro difficilissimo che, questo sì, mi piacerebbe fare anche con l’adesione di chi ha vissuto in prima persona questa tragedia».

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Un invito nemmeno troppo velato che Giampiero Parete, uno degli 11 sopravvissuti, rispedisce immediatamente al mittente: «In questo momento non è indicato, se mi dovessero contattare non dico niente, voglio vedere chi ha la faccia di andare da un genitore che ha perso un figlio a chiedergli dai, dimmi com’è stato».

Lascia invece la porta aperta Massimiliano Giancaterino, che sotto le macerie ha perso il fratello Alessandro, dipendente del resort: «È chiaro che la tv abbia i propri appetiti su una vicenda che ha avuto tanta risonanza mediatica, ma purchè sia un’opera rispettosa della verità storica e della memoria dei caduti di questa tragedia non ho nulla in contrario. Anzi, per ricordare i nostri morti sono disponibile a dare il mio contributo, così come ho fatto nei giorni dell’emergenza».

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